(ANSA) – ROMA, 07 DIC – Serena Mollicone, la ragazza di Arce, centro in provincia di Frosinone, "non è morta" dove venne trovata, nel boschetto di Fontecupa, nel territorio di Fontana Liri nel giugno del 2001. E’ quanto hanno affermato in aula, nell’ambito del processo d’appello, i luogotenenti dei carabinieri Vittorio Della Guardia, Ferdinando Scatamacchia e Rosario Casamassima, all’epoca dei fatti in servizio al Ris di Roma, sentiti come testimoni. I tre carabinieri hanno ripercorso l’attività di indagine, durata circa un anno, durante la quale sono stati isolati i reperti e stabilito "un iter analitico studiando i materiali". "Da tecnico e non da investigatore e sulla base degli elementi isolati sul nastro adesivo – ha detto in aula Casamassima – escludo che la ragazza sia stata uccisa sul posto dove è stato trovato il cadavere". Nel processo di secondo grado gli imputati, tutti assolti dalla corte d’assise di Cassino e accusati a seconda delle posizioni di omicidio e favoreggiamento, sono Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, il figlio Marco e la moglie Anna Maria. Alla sbarra anche i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, quest’ultimo per l’istigazione al suicidio di Santino Tuzi, morto suicida. Anche per questi ultime le accuse sono cadute in primo grado. Gli specialisti dell’Arma hanno confutato quanto definito nella sentenza di primo grado affermando che i risultati della loro indagine non è incerto come scritto nelle motivazioni e "non è vero nemmeno che sono inconcludenti". Davanti ai giudici della corte d’Assise d’Appello della Capitale hanno sostenuto, inoltre, che la 18enne urtò con la testa la porta della caserma di Arce. "A supporto di questa teoria – hanno detto – c’è il fatto che sia sul nastro sia sul capo della vittima c’erano sia elementi da vernice da caldaia sia una traccia della stessa porta della caserma". (ANSA).