E’ la prima domenica di Avvento, il periodo di avvicinamento al Natale. Il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, ha scritto ai fedeli della Diocesi. Ecco il suo messaggio.
Il tempo liturgico di Avvento è molto ristretto: quest’anno si riduce a tre sole settimane! Utilizziamo, tuttavia, questo periodo per metterci nelle disposizioni giuste così da andare incontro al nostro Dio, “che viene a visitare il suo popolo” in piena consapevolezza.
1. È Dio che ci viene incontro per primo.
L’ Avvento è lo spazio liturgico dentro il quale ci rendiamo conto che è Dio che prende l’iniziativa. Viene incontro alle nostre attese di salvezza, in un tempo così drammatico che l’umanità sta attraversando, in cui tutti siamo coinvolti.
Dio non ci lascia vagare nel buio e non ci abbandona.
È questa la bella e consolante notizia che, come cristiani, possiamo offrire al mondo, che vive questo lungo periodo di desolazione, dentro il quale tutti sperimentiamo la nostra insufficienza, la incapacità di salvarci da soli.
2. Accogliere il Dio che viene.
Come cristiani siamo chiamati a guardare in alto. Attendere il Dio che viene suppone accrescere in noi il vivo desiderio di andargli incontro. Il Dio di Gesù Cristo non è estraneo alla nostra storia, ne è pienamente coinvolto. Egli viene, ma vuole essere cercato, desiderato, atteso. Questo suppone, quindi, che coltiviamo il vivo senso dell’attesa della sua venuta, sviluppando la volontà di accogliere la sua Persona viva, prima ancora che i suoi doni. “Vieni, Signore Gesù” è la antica preghiera dei cristiani, che in ogni tempo riconoscono in Colui che viene il Signore della storia, nelle cui mani sta il destino del mondo, ma anche la sorte di ogni uomo.
3. Cosa ci offre il Signore con la sua venuta?
Dio non raggiunge l’umanità a mani vuote. Egli sa ciò di cui noi tutti abbiamo bisogno per vivere una vita pienamente umana. I doni di Dio ci sono offerti gratuitamente, ma esigono da parte nostra di essere rielaborati, necessitano di una accoglienza consapevole. Vanno sviluppati, perché risplendano come risposta grata da parte di ciascuno di noi. Il Dio che viene ci dona la pace, ma ciò richiede che noi diveniamo uomini e donne di pace, compiamo perciò senza indugio gesti di riconciliazione. Il Dio di Gesù Cristo ci dona l’unità, ma ciò implica da parte nostra l’impegno di vivere da riconciliati. Ci dona la gioia, ma questa suppone che noi la sappiamo condividere con quanti attraversano la nostra storia personale. Ci offre la pienezza della sua Vita, ma vuole che utilizziamo la nostra umanità come occasione di vera fraternità e accoglienza nei confronti di tutti, anche se costosa.