“La cancel culture non agisce in nome di un politicamente corretto ma di un nuovo fascismo”. Così interviene Attilio Terragni, pronipote dell’architetto Giuseppe Terragni, considerato il massimo esponente del Razionalismo italiano.
Oggi però l’architettura razionalista, di cui Como è esempio mondiale, è messa in dubbio e rischia di essere “rivista”. Il dibattito di questi giorni che vede al centro il patrimonio definito “dissonante” cioè quegli edifici costruiti e quindi collegati ad eventi storici da cui possono scaturire interpretazioni conflittuali o comunque in contrasto da parte di gruppi socio culturali diversi.
A Como la Casa del Fascio, l’asilo Sant’Elia, il Novocomum, la sede dello Yacht Club e ancora piscina e stadio Sinigaglia. Gioielli architettonici eppure da “ripensare” perché “costruiti in periodi storici difficili e portatori di valori controversi”. Sono in molti a vedere nella cancel culture un pericoloso tentativo di cancellare la memoria storica delle città in nome di un “politicamente corretto” o di una presunta nuova sensibilità.
“La vera cancel culture è quella quotidiana che in qualche modo portano avanti le nostre amministrazione e si verifica tutti i giorni – spiega ancora Terragni – A Como il caso clamoroso riguarda la tomba Ortelli a Cernobbio, capolavoro riconosciuto in tutto il mondo, eppure è stata completamente distrutta grazie al comune e ai privati. Poi l’asilo Sant’Elia in stato di abbandono da quattro anni e tutti i sindaci hanno come progetto politico la cancel dell’asilo”.