(ANSA) – GENOVA, 29 NOV – Arresti domiciliari e sequestro di beni per oltre tre milioni per l’architetto e imprenditore Alex Amirfeiz, amministratore delegato della Aspera, azienda genovese attiva nella progettazione e nella realizzazione di edifici civili e industriali, ma anche nel recupero e nella conservazione di monumenti storici. La società, tra il 2013 e il 2016 si era occupata anche del restauro di una parte del Colosseo. La procura di Genova ha chiesto e ottenuto anche il divieto di esercitare la professione di commercialista nei confronti di cinque persone e il divieto di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche nei confronti di tre. Oltre ad Amirfeiz sono indagate Gianluca Accomazzo, Paolo Grasso, Carlo Moriani, Luca Verdino, Carlotta Testino, Roberto Maria Benedetti, Riccardo Costa e Carlo Laganà. Secondo la procura, che ha coordinato le indagini del Nucleo operativo della guardia di finanza, gli indagati avrebbero fatto fallire la Aspera. Le accuse sono di bancarotta fraudolenta per distrazione e per dissipazione, false comunicazioni sociali, bancarotta impropria da false comunicazioni sociali ed auto-riciclaggio. La società era stata dichiarata fallita nel 2019 dal tribunale di Genova e a quel punto erano partite le indagini, concentrate anche sulle società che facevano capo all’amministratore delegato della fallita. Gli investigatori hanno analizzato i bilanci e libri contabili accertando, secondo l’accusa, numerose operazioni "sospette", come la completa svalutazione di crediti maturati nel tempo e stralciati nell’ultimo bilancio prima del fallimento, pagamenti su conti transitori privi di giustificazione, indebita svalutazione di rimanenze, esecuzione di bonifici per finanziamenti infruttiferi e successiva rinuncia al credito maturato. Il depauperamento della società sarebbe partito dal 2015 e, attraverso l’esposizione in bilancio di fatti rilevanti non rispondenti al vero, ha impedito ai terzi creditori di avere la piena consapevolezza sulla reale condizione debitoria. I finanzieri hanno accertato debiti a partire dal 2014 e fino al fallimento del 2018, pari a circa 18 milioni. (ANSA).