C’è chi urla già alla cancel culture e vede nel lavoro dell’Unione Europa un pericoloso tentativo di cancellare la memoria storica delle città in nome di un “politicamente corretto” o di una presunta nuova sensibilità. A rischio – un rischio ovviamente per ora solamente ipotetico – l’immenso patrimonio razionalista della città di Como.
La Casa del Fascio, l’asilo Sant’Elia, il Novocomum, la sede dello Yacht Club e ancora piscina e stadio Sinigaglia. Gioielli architettonici al centro ogni giorno di itinerari di studio e turistici eppure da “ripensare” perché “costruiti in periodi storici difficili e portatori di valori controversi”.
A Cesena il primo meeting europeo sul patrimonio dissonante
Il 30 novembre e il primo dicembre a Cesena è in programma “il primo meeting europeo sul patrimonio dissonante” in cui verrà annunciato un nuovo progetto nato con l’obiettivo di ripensare gli edifici costruiti e quindi collegati ad eventi storici da cui possono scaturire interpretazioni conflittuali o comunque in contrasto da parte di gruppi socio culturali diversi. L’architettura razionalista rientra in questa categoria seppur negli anni gli edifici siano stati riconvertiti e ospitino luoghi istituzionali. L’Europa ha predisposto anche ingenti risorse per l’iniziativa, oltre 180mila euro solo per il comune di Cesena, per la rigenerazione culturale del patrimonio dissonante. L’obiettivo è co-progettare nuovi percorsi di fruizione per le scuole, i giovani e la comunità locale attorno all’identità e ai valori comuni nell’unione europea.
La Como razionalista e il commento di Gaddi: “Una follia”
Andare dunque a rivedere il patrimonio storico e culturale di Como e di molte altre città. C’è chi non esita a definirlo un chiaro intento di cancel culture, in italiano cultura della cancellazione, che parte proprio dall’Unione Europea e che non risparmia neanche l’architettura. Sul piede di guerra a Cesena come a Como numerosi esponenti politici che ne fanno un discorso di patrimonio, memoria e cultura del Paese. Tra loro il consigliere regionale di Forza Italia, Sergio Gaddi che non usa giri di parole: “Io penso sia una follia, la cancel culture è un abominio”.