(ANSA) – ROMA, 26 NOV – "Finalmente comincia ad emergere la verità: il governo faccia tutto il possibile per ottenere l’estradizione dei terroristi". E’ la richiesta che arriva da Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati, da parte dei pm di piazzale Clodio, di quattro terroristi che sarebbero accusati di avere partecipato all’attentato alla Sinagoga della Capitale, avvenuto nel 1982, e costato la vita al piccolo Stefano Gaj Tachè, di appena due anni, e il ferimento di 37 persone. Su quanto avvenuto 42 anni anni fa, i magistrati capitolini hanno riaperto le indagini nel 2020. Una corsa ad ostacoli, complessa e difficile e legata anche al dissequestro di alcuni atti della vecchia indagine. Nelle scorse settimane i titolari del procedimento hanno proceduto all’iscrizione, per il reato di strage, di Walid Abdulrahman Abou Zayed, Gamal Tawfik Arabe El Arabi, Mahmoud Khader Abed Adra e Nizar Tawfiq Mussa Hamada. L’unico responsabile individuato negli anni Ottanta, dopo l’attacco, Osama Abdel Al Zomar, era scappato dall’Italia ed era riuscito a far perdere le tracce in Libia. Uno spiraglio su quanto avvenuto il 9 ottobre di 41 anni fa potrebbe arrivare dalla Francia e in particolare dalla collaborazione giudiziaria, avviata da mesi e al centro anche di alcuni incontri, con gli inquirenti parigini che indagano sull’attentato avvenuto due mesi prima, nell’agosto dell’82, al ristorante ebraico Jo Goldenderg dove morirono sei persone. Secondo quanto emerso, in base anche a quanto raccontato da un pentito agli inquirenti francesi, entrambi gli attentatati sarebbero stati compiuti da uno stesso gruppo di terroristi palestinese ‘Abu Nidal’ di cui farebbero parte gli indagati. (ANSA).