(ANSA) – ANCONA, 25 NOV – Gli uomini autori di violenze "nel 90% dei casi arrivano nei nostri centri su ingiunzione del Tribunale, perché sono stati denunciati dalle compagne o dalle ex, su spinta degli avvocati: in caso di condanna possono avere la sospensione della pena se seguono un percorso certificato. Si sentono messi all’angolo, non vedono lo sbaglio fatto. Non tutti però, alcuni poi con il percorso comprendono". A raccontarlo all’ANSA è Antonella Ciccarelli, psicologa e criminologa, coordinatrice del Centro Uomini Violenti (Cuav) di Ancona gestito dall’associazione Polo9 e capofila degli altri Cuav marchigiani. Nel 2020 i Cuav hanno seguito 220 uomini: "hanno tra i 35 e i 56 anni, prevalentemente italiani – spiega Ciccarelli -. La loro è una violenza di tipo relazionale, di relazioni affettive stabili. Sono persone che hanno un progetto di vita con la donna, hanno dei figli, un mutuo da pagare, una casa. Vivono la denuncia come un tradimento. Non capiscono di avere commesso un reato. Dicono ‘ma io ho fatto tutto per lei, non le ho fatto mancare nulla, cosa c’è che adesso non va bene?’. La figura femminile non la vedono proprio". "Sono persone – sottolinea Ciccarelli – che esprimono il ruolo di partner con condotte violente e si meravigliano se la donna ad un certo punto non lo accetta più. Condannano tutti lo stupro, i femminicidi, ma non riconoscono la violenza economica che loro stessi fanno in casa, quella psicologica e sessuale". Il percorso al centro dura 40 ore (da gennaio salirà a 60), in media otto mesi e si fanno lavori di gruppo dopo colloqui di valutazione individuali. Finito il percorso viene rilasciato un attestato di frequenza, ma presto si costruiranno delle griglie di valutazione e si consiglia di rimanere in contatto con i servizi sociali ad esempio, per non perdere quanto già acquisito. Una percentuale minore è rappresentata da uomini che arrivano spontaneamente al centro, senza denunce alle spalle e senza condanne. in ogni Cuav ci sei tra psicologi, criminologi, educatori. Le richieste di accesso sono in aumento e Ancona ha già una lista di attesa di 14 uomini. Ma "non si può dire che uscendo dal percorso non lo faranno più. Ci sono donne che poi li riprendono anche in casa". (ANSA).