(ANSA) – MILANO, 16 NOV – Interrogato dopo l’arresto a metà ottobre aveva raccontato che, dopo quei "due anni da cretino" di truffe in serie, prima di finire in carcere stava lavorando "regolarmente" come fattorino in un albergo sul lago d’Orta. Successive indagini della Procura di Milano, però, avrebbero accertato che Mario Frigerio, ex portiere dello storico palazzo Casa della Fontana in centro a Milano, il quale aveva tentato di vendere, all’insaputa dei proprietari, due immobili all’interno dello stabile, avrebbe anche raggirato almeno un giovane barista dell’hotel, facendogli credere che gli avrebbe trovato "un lavoro a Manhattan" e intascando da lui oltre 400 euro. Con le presunte truffe su un appartamento e un box dell’edificio di pregio in zona Porta Venezia, dove aveva vissuto anche lo scrittore e giornalista Dino Buzzati, il 60enne, che da anni lavorava lì come custode, aveva incassato, come emerso un mese fa, più di 180mila euro dai potenziali acquirenti, ai quali diceva di essere stato delegato dai padroni di casa per la compravendita. Quasi una ventina le vittime in tutto, tra ristoratori, manager, professionisti e giornalisti, del maxi raggiro, portato avanti sempre con lo stesso schema incassando caparre e intermediazioni, come risulta dall’avviso di conclusione delle indagini della Polizia e del pool guidato dall’aggiunto Eugenio Fusco. Inchiesta da cui, però, è venuto a galla, dopo l’ordinanza di custodia in carcere firmata dal gip Guido Salvini, che Frigerio (i soldi delle truffe se li sarebbe giocati in parte al casinò, come da lui messo a verbale) anche dopo essere stato licenziato dal condominio avrebbe truffato altre persone sul nuovo luogo di lavoro. Tra luglio e agosto scorso, ha spiegato un barista dell’hotel in Piemonte, "iniziava a proporre a me e ad altri colleghi la prospettiva di una carriera in America", a Manhattan, dove "a suo dire era in costruzione un hotel". Da quel giovane, stando alla 21esima imputazione a suo carico, avrebbe incassato 430 euro per "una ‘assicurazione medica’" che, come gli aveva raccontato, era "necessaria per l’assunzione e l’ingresso negli Usa". Per ora solo il barista ha depositato denuncia. (ANSA).