(ANSA) – TRIESTE, 25 OTT – "In questi giorni si sono tornati a considerare anche i confini fra Italia e a Slovenia come luoghi da presidiare. Pur comprendendo le ragioni alle basi di queste decisioni degli Stati, non possiamo non ricordare – guardando alla storia di queste nostre terre – che le nostre popolazioni sono state capaci di trasformare le divisioni e le differenze culturali, linguistiche, storiche in occasione di memoria reciprocamente donata. E così proprio i confini si sono trasformati in luogo di incontro e di accrescimento reciproco come testimonia, fra l’altro, la scelta di fare di Nova Gorica, insieme a Gorizia, la Capitale europea della cultura 2025". Lo scrivono in una nota Carlo R.M.Redaelli, arcivescovo di Gorizia, Enrico Trevisi, vescovo di Trieste e Jurij Bizjak, vescovo di Koper (Capodistria,Slovenia). Per i presuli "il transito di tanti fratelli che giungono nelle nostre terre percorrendo la rotta balcanica deve continuare per noi ad essere non motivo di preoccupazione ma stimolo a testimoniare ogni giorno, senza interruzione e con rinnovato vigore quella diakonia dell’ accoglienza a cui siamo chiamati e di cui, come credenti, saremo chiamati a rendere ragione". I tre vescovi sottolineano anche che "le tragiche notizie che giungono dalla Terra del Signore portano anche fra di noi le conseguenze di quella che nel 2014 proprio a Redipuglia papa Francesco definì una ‘terza guerra mondiale combattuta a pezzi’". E infine affidano "a Maria, regina della pace che le nostre popolazioni pregano in tanti santuari da MonteSanto – Svetagora a Monte Grisa, il nostro impegno per essere costruttori di pace". (ANSA).