(ANSA) – TORINO, 11 OTT – Questa mattina a Torino la pubblico ministero Chiara Maina ha chiesto la conferma in Appello delle condanne di primo grado per i capi ultras della Juventus, accusati di avere fatto pressioni illecite, nella stagione 2018-2019, sulla società bianconera per avere una serie di benefici. La sentenza Last Banner, nell’ottobre 2021, aveva portato alla condanna di Dino Mocciola, considerato il leader dei Drughi, a 4 anni e 10 mesi, di Domenico Scarano, (deceduto nel maggio scorso), a 3 anni e 3 mesi, di Salvatore Cava a 2 anni e 4 mesi, di Sergio Genre a 2 anni e 6 mesi, di Umberto Toia a 1 anno e sei mesi e a Giuseppe Franzo 1 anno e 2 mesi. In primo grado, quando era stato riqualificato il capo d’accusa dell’estorsione a tentativo di estorsione, per la prima volta in Italia era stato riconosciuto il reato di associazione a delinquere a un gruppo ultras, i Drughi. Nella vicenda sono però coinvolti anche i Tradizione, i Viking, i Nuclei armati bianconeri e Via Filadelfia 88. Per avere biglietti, che venivano poi rivenduti anche a prezzi triplicati, e abbonamenti, per chi portava gli striscioni all’interno dell’Allianz Stadium, erano arrivati a far sanzionare la società bianconera, con cori razzisti e di discriminazione territoriale o utilizzavano lo sciopero del tifo. "Last Banner non è stata un’inchiesta semplice – ha ricordato oggi in aula la pm Maina – Non si tratta di una banale vicenda da stadio messa in atto da soggetti agitati, ma la gestione delle curve che è anche un problema della gestione di ordine pubblico", Il processo di primo grado ha confermato, come ha sottolineato Maina, che "questi ultras hanno la capacità di condizionare l’intera curva". (ANSA).