(ANSA) – ROMA, 08 OTT – "Erano dappertutto, con armi automatiche. Erano in piedi accanto alle auto e cominciavano a sparare e mi sono accorta che era facilissimo restare uccisi, perché tutti stavano scappando in tutte le direzioni. I terroristi arrivavano da cinque direzioni e quindi non sapevamo se scappare per di qui o per di là, quindi siamo saliti in macchina e abbiamo guidato per un po’. Qualcuno sparava verso di me, quindi sono scesa e mi sono messa a correre. Ho visto un terreno con degli alberi di pomelo e sono andata lì", a nascondersi dietro uno degli alberi. Lì ha trascorso ore di terrore: questo il racconto alla Bbc di Gili Yoskovich, una ragazza israeliana che come centinaia di coetanei partecipava ad un rave party, per celebrare la festa di Sukkot, vicino al kibbutz di Re’im: uno dei luoghi attaccati dai miliziani di Hamas ieri all’alba. Lei è sopravvissuta perché è rimasta nascosta, in silenzio. "Stavo in mezzo a un frutteto ed ero sdraiata a terra", sotto l’albero, racconta la donna. "Erano tutti intorno – continua il racconto alla Bbc. "Andavano di albero in albero, sparando, dappertutto, da due lati. Ho visto persone venire uccise tutt’intorno. Ma ero silenziosissima. Non piangevo. Non facevo nulla. Ma respiravo. ‘Ok’, mi sono detta, ‘forse morirò. E’ Ok, respira soltanto, chiudi gli occhi’, perché sentivo spari da tutte le parti, anche molto vicino. Poi ho sentito che i terroristi aprivano un furgoncino e tiravano fuori altre armi. Sono stati lì per tre ore". "Ero sicura che sarebbe arrivato l’esercito, sentivo degli elicotteri. Ma lì non c’era nessuno. C’erano solo i terroristi. Sentivo parlare arabo". "La cosa più assurda è che sono rimasta così tanto tempo e non c’era nessuno. Niente soldati, niente polizia, nes-su-no! "Pensavo ai miei bambini, al mio amico e a tutto, e mi dicevo che non era il momento giusto per morire. Non ancora. Poi… ho iniziato a sentire qualcuno che parlava in ebraico. Ho capito che c’erano dei soldati". Quando ha potuto, Yaskovich è uscita dal suo nascondiglio con le mani alzate, andando in direzione dei soldati, che l’hanno caricata su un’auto e portata in salvo. (ANSA).