Addio al giornalista e scrittore Luca Goldoni, scomparso a Casalecchio di Reno all’età di 95 anni. Nato a Parma nel 1928, aveva iniziato la sua carriera come cronista di cronaca nera. Apprezzato scrittore, aveva raccontato in libri di successo l’Italia e gli italiano.
Tra le sue opere più note, “Se torno a nascere”, “Cioè”, “E’ gradito l’abito scuro” e, nel 1984, “Viaggio in provincia (Roma inclusa)”. Proprio in questo libro, in cui raccontava storie di provincia, tra i vari capitoli ne compare uno interamente dedicato a Cantù. Un ritratto senza concessioni o piaggerie, con un pizzico di ironia, come era nel suo stile. Non a caso il titolo di quella parte del libro era “I forzati di Cantù”, con la definizione della cittadina come una “isola calvinista”.
Una località, che spiegava Goldoni, era “clandestina” per un non milanese, viste le poche indicazioni stradali dell’epoca che indirizzavano alla città del mobile. Per descriverne la piazza centrale lo scrittore utilizzò una citazione da un diario di Longanesi: “orribile”. “La sensazione è che una piazza l’abbiano costruita soltanto perché una piazza è obbligatoria”. Il racconto si soffermava sull’abnegazione al lavoro dei canturini: “Tutti lavorano contro tutti con un esasperato senso della concorrenza e con una fierezza dinastica che stenta a riconoscere i meriti altrui”. Non mancava un passaggio sulla squadra di basket: “La famiglia che gestisce la celebre squadra amministra il mito con prudenza artigiana”
“Quando lascio Cantù mi resta il ricordo di un giulivo presepe meccanico. Ed è quasi inspiegabile che Milano sia così vicina con i suoi slogans, le sue nevrosi, il suo futuribile” concludeva Luca Goldoni il capitolo di “Viaggio in provincia (Roma inclusa)”, opera pubblicata da Arnoldo Mondadori Editore.