(ANSA) – TORINO, 23 SET – "Era un grande amico, poi il resto… bisogna parlarne con calma, non è questo il momento di fare esami ermeneutici". Così il filosofo Massimo Cacciari, a Torino per i funerali del collega Gianni Vattimo, morto nei giorni scorsi a 87 anni, che ha visto riunirsi nella chiesa di San Lorenzo molti dei colleghi di un tempo. Tra questi Giuseppe Riconda, 92 anni, o allievi come Federico Vercellone, 68 anni, titolare a sua volta della cattedra di Estetica, la prima ricoperta da Vattimo a Torino, a cui era seguita quella di Teoretica. "Era un grande – ha detto Vercellone di Vattimo – al momento si può dire questo. C’è un amore immenso – ha aggiunto indicando la folla che per quasi mezz’ora si è raccolta intorno alla bara all’uscita della chiesa -, c’è un’eredità, ci sono delle carte, c’è tanto amore per lui". Un’eredità, quella di Vattimo che stamattina ha riunito qualche centinaio di suoi allievi di età molto differenti, che hanno preso strade diverse, in difficoltà a trattenere l’emozione o sorridenti a prendere un caffè col senso di ritrovarsi di fronte a un docente che "ha dato molto", indecisi nel ripercorrere il "lato umano" o quello accademico. Le personalità del mondo accademico appunto, note o meno, sono state tra i partecipanti alle esequie, dal sociologo Sergio Scamuzzi, agli economisti Mario Deaglio e Elsa Fornero: "Era un amico – ha detto quest’ultima -. Era stato lui a convincermi a candidarmi in consiglio comunale – ha raccontato – e non sempre eravamo d’accordo ma credo ci fosse stima reciproca". Il registro delle firme si è riempito come in rari casi di calligrafie tanto differenti, di mani giovani e altre molto meno, di quelle di autorità, ma anche di gente di strada, qualche senzatetto, con la scrittura grande, zoppicante, decisi comunque a lasciare il segno di esserci per lo stesso uomo, vissuto fuori dall’ateneo. (ANSA).