(ANSA) – JESI, 22 SET – "Ci sono stati momenti di terrore, ma la paura mi ha sempre aiutato a evitare i pericoli, o ad affrontarli nel modo giusto, con molta freddezza, tanta fantasia e con il sostegno dei miei compagni di squadra". A parlare è Cinzia Nicolini, anconetana, già dirigente donna della Polizia di Stato, ex capo di Gabinetto della Questura di Ancona ed ex capo delle Volanti, dal 2021 a riposo dopo 37 anni di servizio, di cui 4 come agente sotto copertura in importanti missioni in Italia e all’estero contro il traffico di droga e dei reati legati alla pedopornografia. L’unica donna nelle Marche e tra le pochissime in Italia ad aver esercitato una esperienza da "undercover". Nicolini si è raccontata oggi, a Jesi (Ancona), durante un convegno della Fondazione Carisj, "Contrastare le organizzazioni criminali operando sotto copertura". Con lei, tra il pubblico, c’era la figlia: "non raccontavo niente a casa della mia attività, ma certo questo mestiere mi induriva tanto", ha raccontato l’ex poliziotta. E infatti – ha riferito poi la figlia – "quanti no, regole e disciplina riportava poi a casa". A sorpresa tra il pubblico due dei 4 agenti che formavano la "squadretta", in cui Cinzia operava sotto copertura: "la mia seconda famiglia", ha detto, presentando Peppe e Giovanni, il primo suo bodyguard o autista, il secondo in ascolto a distanza, grazie alle microspie piazzate nel reggiseno di Cinzia. "In alcune operazioni – ha raccontato Nicolini- a me toccava il ruolo del boss, mai nessun problema ad essere accettata dai criminali anche di alto rango nonostante fossi una donna. A quei livelli non conta il sesso, conta se sei un capo criminale. E se pensano che tu lo sia, ti rispettano". "Mai portato un’arma durante queste attività, avevo paura di trovarmi in situazioni che poi sarebbero diventate pericolose", ha detto ancora ancora. "Ho iniziato perché ni fu proposto un corso con agenti americani della Dea (Drug Enforcement Administration). Fu molto duro, e passai. L’ho fatto perché ci credevo, sono poliziotta fino al midollo. Perchè ho smesso? Fisicamente e psicologicamente sono stati 4 anni molto duri. Non ce l’avrei fatta senza le mie due famiglie, i colleghi e i miei cari" (ANSA).