(ANSA) – ROMA, 14 SET – 13 organizzazioni della società civile tunisina e internazionale hanno lanciato in una nota congiunta l’allarme sulla situazione di migliaia di persone che arrivano in Tunisia provenienti da paesi in conflitto e oggetto di flagranti violazioni dei diritti umani, tra cui Sudan, Etiopia, Somalia, Ciad, Eritrea e Niger. "Dal 5 luglio 2023, a Beb Jebli, nel centro di Sfax e in alcuni luoghi della città, si sta sviluppando una situazione tragica. Circa 500 persone, tra cui donne e bambini, si sono radunate a Beb Jebli, la piazza centrale della città di Sfax" sottolineano le organizzazioni firmatarie, aggiungendo che "questo luogo, dove sono presenti rifugiati, richiedenti asilo e migranti, è teatro di un aumento della violenza" . Le organizzazioni firmatarie ricordano che dall’inizio di luglio centinaia di persone sono state espulse e cacciate dalle loro case, messe sulla strada e deportate alle frontiere con l’Algeria e la Libia dalle autorità. "Molte di queste persone sono poi riuscite a ritornare a Sfax dove vivono in una situazione sanitaria precaria e in condizioni di vita spaventose, senza un tetto, senza accesso ad acqua e cibo", si legge nel comunicato. L’8 luglio, il presidente Kais Saied ha incaricato la Mezzaluna Rossa tunisina (Crt) di coordinarsi con le associazioni umanitarie per fornire assistenza alle persone. Le organizzazioni firmatarie chiedono un accesso più facile per le organizzazioni umanitarie affinché possano intervenire urgentemente e superare gli ostacoli amministrativi. Esortano inoltre il governo tunisino a trovare soluzioni di emergenza e durature il più rapidamente possibile, rispettando i diritti e la dignità delle persone in movimento. Queste Ong denunciano infine l’incitamento all’odio, la discriminazione e la violenza contro le persone in movimento, anche per mano delle forze dell’ordine esprimento il loro pieno e incrollabile sostegno a tutti i rifugiati, richiedenti asilo e migranti con le loro legittime richieste". (ANSA)