(ANSA) – VENEZIA, 21 AGO – Trattare la criticità del granchio blu, "letteralmente esplosa quest’estate, alla stregua di uno show cooking non è la soluzione corretta. L’unico obiettivo che siamo tenuti a perseguire è la redazione, per quanto possibile, di un programma di contenimento del granchio blu nelle nostre acque. Il Veneto è chiamato a diventare un faro pure per le altre regioni afflitte dal medesimo problema". Così Gianmichele Passarini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Veneto che aggiunge: "Di certo non si può ridurre un’emergenza di tale portata, che sta mettendo in crisi migliaia di attività, con pesantissime ricadute negative in termini economici, a un ‘ricettario’ nel quale esaltare la bontà del granchio blu. È una mera illusione sperare di eradicare totalmente questa specie nel breve-medio periodo". Passarini puntualizza inoltre che i cambiamenti climatici rappresentano una delle cause della proliferazione incontrollata del granchio blu: "Per la riproduzione, la specie ha bisogno almeno di circa 25 parti per milione di salinità; con la progressiva marinizzazione delle aree lagunari, delle foci e degli estuari dei fiumi l’habitat ad essa congeniale è diventato molto più ampio rispetto al passato. Questo fenomeno va affrontato dagli enti competenti, e non subìto. Altrimenti centinaia di aziende – conclude – saranno destinate a soccombere, con danni ingentissimi anche al tessuto sociale". Oggi "è l’intero comparto veneto della pesca ad essere a rischio", sottolinea in una nota Pescagri Cia Veneto, l’associazione dei pescatori per la tutela, lo sviluppo e la valorizzazione della pesca e dell’acquacoltura. "Non solo la ‘Cozza di Scardovari Dop’ e le vongole. Il granchio blu si ciba di quasi tutti i tipi di pesce attualmente presenti nell’area dell’Alto Mar Adriatico". (ANSA).