Immigrati, spesso in condizioni di difficoltà, reclutati per lavorare in una grande azienda di mobili e impiegati quasi esclusivamente in nero, senza alcuna garanzia. Caporalato, secondo quanto emerso dalle indagini degli agenti della squadra mobile della questura di Como, che nelle scorse ore hanno effettuato un blitz nella sede di Cantù della società al centro delle indagini, con base a Bergamo e una ulteriore filiale nel Milanese, a Truccazzano. Denunciati i vertici dell’azienda, che hanno ricevuto sanzioni per alcune centinaia di migliaia di euro. Sottoposto a fermo di polizia giudiziaria il presunto reclutatore di manodopera. Temporaneamente sospesa l’attività.
Il blitz
L’azienda al centro dell’inchiesta è specializzata nella realizzazione di mobili e arredi, in particolare per gli aeroporti. Le indagini sono scattate all’inizio dell’anno e nelle scorse ore, come disposto dalla procura di Como, gli agenti della squadra mobile hanno perquisito le sedi operative dell’azienda. A Cantù, i poliziotti hanno trovato 11 immigrati irregolari al lavoro in nero. Otto vivevano in un appartamento poco distante. Scoperti anche altri italiani e stranieri regolarmente residenti in Italia al lavoro senza un contratto.
Il reclutatore
Il presunto reclutatore di manodopera, egiziano, è stato rintracciato all’aeroporto di Milano-Malpensa. Era in partenza per il suo Paese ed è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria. Sequestrati 10mila euro in contanti.
Secondo quanto accertato dalla polizia, l’azienda impiegava personale in gran parte in nero, soprattutto immigrati irregolari ai quali non venivano forniti i dispositivi di protezione. Avrebbero utilizzato anche macchinari senza la necessaria formazione. Per ottenere le commesse negli aeroporti, per le quali era necessario mostrare il contratto di lavoro del personale, l’azienda avrebbe fatto brevi assunzioni mirate per poi licenziare il personale e fare in modo che proseguisse il servizio in nero.
Le sanzioni
Le ispezioni eseguite dal nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri e dagli ispettori del lavoro di Como sono sfociate in numerose contestazioni ai titolari dell’azienda e in sanzioni amministrative per alcune centinaia di migliaia di euro. L’attività imprenditoriale è stata sospesa per le normative sulla sicurezza sul lavoro.