(ANSA) – GENOVA, 13 GIU – Dal 1967 fino ai giorni nostri "non è stato costituito un apposito reparto presso il Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici con il compito di seguire il comportamento nel tempo dei grandi manufatti" come previsto dalla circolare del ministero dei Lavori pubblici di 56 anni fa. E’ quanto emerso dalla deposizione di Emanuele Renzi, dirigente di Ansfisa, l’agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, sentito nel corso del processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Oltre a lui è stato sentito anche Massimo Sessa, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. I due sono stati sentiti in merito appunto alla vigilanza da parte del Consiglio. La circolare del ’67, infatti, dispone "per tutti i grandi manufatti, opere d’arte importanti, ponti e viadotti di rilevante altezza, strutture di notevole luce libera o comunque fuori del normale per speciali circostanze di luogo e di impiego, uno speciale controllo a cura del ministero dei Lavori Pubblici". E, ancora: "Per le opere già eseguite e quelle specialmente da lungo tempo in esercizio verrà costituito un apposito reparto presso il Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici con il compito di seguire il comportamento nel tempo di tali grandi manufatti". Disposizioni rimaste lettera morta, come testimoniato da Renzi. Dopo il crollo del ponte Morandi, hanno ricordato i testimoni, sono state elaborate dal Consiglio superiore dei lavori pubblici le nuove Linee guida Guida sui ponti esistenti. "Il documento pone l’attenzione sulle modalità con cui adottare azioni di approfondimento sulle opere, sulla frequenza delle ispezioni, sulla programmazione degli interventi e sulle eventuali limitazioni del traffico e prevenire i rischi". (ANSA).