L’annuncio di un cancello davanti all’ex chiesa di San Francesco a Como fa discutere. Il tema sollevato anche nell’ultima seduta del consiglio comunale con le critiche mosse da alcuni consiglieri, mentre in queste ore è intervenuta anche la Cgil.
Il cancello nasce dalla volontà di proteggere quell’area dal degrado, ha spiegato l’amministrazione, dopo i recenti atti vandalici e dopo numerose segnalazioni di bivacchi. Ma il tema è stato ricondotto rapidamente anche alla presenza di senzatetto che spesso hanno trovato sotto ai portici riparo per la notte.
Polemica in aula
In aula i consiglieri Vittorio Nessi, Svolta Civica, Stefano Legnani, Pd e Giordano Molteni, Gruppo Misto, hanno ricordato in primis la necessità di una soluzione definitiva per i senza fissa dimora. Da tempo si parla di un dormitorio permanente che possa rispondere alle esigenze durante tutto l’anno e non solo nei mesi invernali. Nessi ha ricordato anche dell’opera di don Roberto Malgesini, Abbondino d’Oro 2022, sacerdote ucciso in piazza San Rocco da sempre impegnato nell’aiutare i bisognosi e ispiratore dei valori di solidarietà e condivisione.
Il Pd si esprime anche a livello regionale con il consigliere Angelo Orsenigo. “A suo tempo, la giunta Landriscina non seppe trovare soluzioni, nonostante il consiglio espresse un voto chiaro in favore di un dormitorio permanente – dichiara – Adesso è il turno della giunta Rapinese che preferisce sbarrare e recintare il porticato di San Francesco”.
La replica del sindaco
Il sindaco Alessandro Rapinese ha replicato spiegano che la decisione si lega alla pratica dello skatepark all’Ippocastano. Quindi ha chiarito: “Non ci sono cancelli buoni e cancelli cattivi. Anche l’opera Don Guanella ne ha messo uno”. E poi ancora ha aggiunto “Andiamo a proteggere un monumento della città, ne avevo parlato anche in passato di questa ipotesi e molti comaschi che mi hanno votato hanno appoggiato questa proposta, non ci sono cittadini di serie A e di serie B”.
L’attacco della Cgil di Como
Sulla questione è intervenuta anche la Cgil di Como: “Questa Giunta ha deciso non di combattere ma di nascondere la povertà e il disagio”. Si legge nella nota. Dal 1° maggio si stima che una 40ina di persone siano tornate a vivere e dormire all’addiaccio, sottolinea il sindacato..
“Da anni si chiede all’istituzione comunale di prevedere una struttura diurna e notturna permanente – scrive la Cgil – E’ stridente il contrasto tra una città cartolina, venduta ai turisti e la povertà negata, costretta altrove da una politica intollerante”.