Como città turistica o, forse meglio dire, Como investita da un’ondata di turismo oggi incontrollabile e poco gestibile. Cosa si offre realmente ai visitatori oltre alle bellezze donate da madre natura? Una domanda ricorrente a cui si tenta di rispondere con convegni e addetti ai lavori impegnati nell’accostare al bel paesaggio servizi e itinerari definiti.
L’ondata di visitatori che ha travolto il territorio
Da anni ormai si dice che il capoluogo, un tempo a trazione industriale il cui motore era il comparto tessile, ha cambiato la sua vocazione. Dai primi vip che hanno investito sul territorio alla pubblicità internazionale generata dall’attore hollywoodiano George Clooney con la sua casa a Laglio che è stata una vetrina mondiale per tutto il lago. Ma è in seguito allo stop imposto dalla pandemia che si è andato via via concretizzando il boom di presenze. E’ si è reso evidente a tutti quanto sia difficile far convivere le esigenze di chi arriva in riva al Lario con quelle dei residenti. Lo testimoniano le lunghe code ai battelli e alla funicolare, che condizionano gli spostamenti dei lavoratori. Lo confermano i disagi su una viabilità già fragilissima, che, con l’incremento di auto, scoppia, e i costi lievitati anche solo per bere un caffè vista cantiere delle paratie.
L’afflusso smisurato, quanto davvero rende alla città e quanto costa? E quanto i visitatori sono invogliati a tornare? Ormai l’obiettivo della destagionalizzazione è una realtà. Lo scorso anno, ad esempio, si è andati ben oltre il classico periodo primaverile-estivo. Complice il meteo favorevole la stagione si è prolungata fino all’autunno. L’inverno, solitamente caratterizzato da una tregua, ha fatto comunque registrare numeri importanti nelle strutture rimaste aperte. E sin da prima di Pasqua, camminando in convalle, era facile imbattersi nei turisti. Turisti alle prese con le difficoltà a trovare un taxi o a muoversi via lago a causa delle corse carenti in alcune fasce orarie in particolare (e il trasporto su gomma non va meglio): problemi sottolineati anche dagli albergatori. E poi i rifiuti, lo slalom tra i cantieri, i monumenti da visitare non sempre accessibili, è sufficiente ricordare la chiusura dei musei civici il 25 aprile e il primo maggio. Fino a pochi giorni fa, poi, per accedere al Tempio Voltiano era necessaria la prenotazione. Il commercio si muove, fuori dai locali i “butta dentro” – figure che fino a qualche anno fa a Como non esistevano – per catturare l’attenzione delle folle, attirate sempre più spesso dalle foto degli influencer sui social, con le stesse tre frasi in lingue diverse.
“Siamo a Como oppure a Venezia o a Capri?” qualcuno si chiedeva dopo aver visto uno scontrino da 20 euro per un caffè doppio e un’acqua emesso in piazza Cavour. Como non è certo meno attrattiva delle due ben note località, ma sui servizi offerti e sulla mentalità – basti pensare che ancora oggi a voler pagare un caffè con la carta di credito c’è chi storce il naso – c’è ancora da lavorare.
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