Se da una parte Regione Lombardia va verso il rinnovo del contratto di servizio ferroviario con Trenord fino al 2033, i pendolari comaschi e lombardi continuano a combattere con i disagi quotidiani tra ritardi, cancellazioni e viaggi in piedi in carrozze affollate.
“Ad oggi sembra che Trenord si stia sempre più allontanando dai viaggiatori – dichiara il portavoce del Comitato Pendolari di Como, Ettore Maroni – Dopo l’ultima disavventura che ci ha costretti a rimanere a bordo del treno per quattro ore per un guasto nel mese di marzo, ci sono arrivate le scuse da parte delle ferrovie svizzere, che peraltro non avevano alcuna responsabilità, mentre Trenord non ha rilasciato alcun commento. Inoltre, – prosegue Maroni – dall’inizio della pandemia sono stati cancellati gli incontri che prima si tenevano ogni sei mesi tra azienda e portavoci dei pendolari. Si trattava di incontri proficui che hanno portato negli anni anche a dei risultati. Incontri che non sono stati più ripristinati. La sensazione attuale è che manchi qualsiasi dialogo”.
E sul rinnovo del contratto, il portavoce del Comitato pendolari Como Ettore Maroni esprime le sue perplessità. “Il fatto che la Regione controlli una sua società ha dimostrato in passato delle criticità. – spiega – Ci auguriamo che in questo nuovo contratto la Regione ponga dei paletti più vincolanti sul servizio che Trenord deve fornire e che riprenda il suo ruolo di controllore e non di socio”.
Tra gli obiettivi annunciati dall’assessore regionale ai Trasporti, Franco Lucente, l’aumento dei passeggeri e dell’indice di puntualità, che punta a raggiungere il 91,5%.
“L’obiettivo di far crescere il numero dei passeggeri ci preoccupa – spiega Maroni – Dopo gli anni del Covid è aumentato lo smartworking e questo porta meno affollamento, ma se si dovesse tornare ai livelli precedenti la gestione sarebbe impossibile nelle ore di punta, quando comunque anche oggi si viaggia in piedi in alcuni tratti. Un aumento dei passeggeri deve prevedere necessariamente investimenti sulle infrastrutture”. Per quanto riguarda l’innalzamento dell’indice di puntualità, “non ci sorprenderebbe, – conclude Maroni – perché peggio di quanto è oggi sarebbe difficile”.