Covid: dal primo maggio decade l’obbligo delle mascherine anche negli ospedali, con alcune eccezioni.
Era l’ultima misura che, in qualche modo, ancora ricordava la convivenza con una pandemia che sta per uscire dalla quotidianità delle persone, per entrare sicuramente nei manuali di medicina. E forse anche in quelli di storia.
Nei giorni scorsi, il ministro della Salute Orazio Schillaci, ha firmato l’ordinanza che limita l’obbligatorietà delle mascherine negli ospedali ai reparti a maggior intensità di cura e con i pazienti più fragili oltre alle Rsa. “Questo testimonia – ha spiegato il ministro – che finalmente stiamo uscendo da questa terribile pandemia che ha limitato le nostre vite negli ultimi tre anni e confido molto che il prossimo 20 maggio anche l’Oms dichiari la fine della pandemia”.
COMO: 3MILA VITTIME E 253MILA CONTAGI
Una pandemia che ha lasciato cicatrici indelebili soprattutto in Lombardia. Un dato su tutti, quasi 46mila decessi. Segni profondi non solo a Bergamo o Codogno, focolai della prima ondata, ma anche a Como, dove la seconda ondata ha fatto danni pesantissimi.
In provincia di Como si contano 3.007 decessi dall’inizio della pandemia. E’ come se il Covid avesse cancellato in tre anni dalla cartina di Como paesi delle dimensioni di Menaggio, Novedrate o Senna Comasco.
Al 27 aprile scorso, ultimo dato disponibile, i contagi in provincia di Como erano quasi 253mila, con un rapporto tra popolazione residente e contagiati superiore al 42%. In altre parole, il Covid ha infettato quasi un cittadino su due.
I Comuni più colpiti, in senso assoluto, sono stati i più grandi: Como, Cantù, Mariano Comense, Erba e Olgiate. Ma in Comuni più piccoli come Torno, Albese con Cassano, Faloppio e Senna Comasco, la percentuale dei contagiati si è avvicinata o ha superato il 50%.
MASCHERINA NEGLI AMBULATORI: DECIDE IL MEDICO
Ormai il virus si è indebolito, ha circolato, è stato reso molto meno insidioso grazie ai vaccini e al prezzo di migliaia di vite umane. Perciò dal primo maggio, come detto, l’obbligo delle mascherine nelle strutture sanitarie decade, con l’eccezione dei reparti intensivi, dei pazienti fragili e delle Rsa. Anche negli ambulatori, la decisione sull’utilizzo di dispositivi di protezione resta alla discrezione dei medici.