(ANSA) – MILANO, 18 APR – Negli oltre tre mesi in cui Artem Uss è stato ai domiciliari, prima di fuggire dalla casa di Basiglio il 22 marzo dopo che i giudici avevano dato l’ok all’estradizione, l’allarme del braccialetto elettronico è suonato per decine di volte. E ciò, stando a quanto verificato anche da un esperto nell’inchiesta milanese aperta dopo l’evasione, sempre per dei malfunzionamenti dell’apparecchio. La Procura che indaga sulla fuga dell’imprenditore russo, infatti, ha chiesto ad un tecnico di analizzare quei segnali dall’allarme che in quei tre mesi e più (era andato ai domiciliari il 2 dicembre scorso) erano partiti dal braccialetto e avevano anche costretto le forze dell’ordine ad intervenire spesso. Il tecnico ha chiarito agli inquirenti che non si sarebbe trattato di tentativi di evasione in nessuno di quei casi, decine e decine, ma di malfunzionamenti del braccialetto, come problemi di connessione. Tra l’altro, pare che questo genere di anomalie siano anche comuni quando si utilizzano questi dispositivi di controllo nei domiciliari. Da quanto risulta, l’allarme è suonato per malfunzionamenti più di una trentina di volte. Poi, quel 22 marzo è scattato alle 13.52 e nell’arco di una quindicina di minuti i carabinieri, allertati dalla centrale operativa, sono intervenuti sul posto, ma dell’uomo d’affari non c’era più traccia. Un intervento rapido e nei tempi, come indicato anche in una relazione della Corte d’Appello milanese inoltrata al Ministero della Giustizia. Intanto, tra le anomalie di questa vicenda resta il fatto che all’imprenditore, figlio di un governatore di una regione siberiana e oligarca molto vicino a Putin, nel momento dell’arresto a Malpensa, il 17 ottobre scorso, non sono stati sequestrati i due cellulari che aveva, anche se gli Usa avevano richiesto quei sequestri ai fini di indagine. (ANSA).