Caro energia: oltre tre aziende comasche su quattro hanno indicato una contrazione dei margini di profitto a causa degli aumenti, il 38% è stata costretta ad attuare una riorganizzazione del lavoro, il 34% ha dovuto posticipare o ridimensionare gli investimenti programmati e il 22% ha operato una limitazione o, in casi più estremi, un’interruzione di una parte dell’attività.
Nonostante le difficoltà, la maggior parte delle imprese comasche resiste. La seconda metà del 2022 ha rivelato un incremento sul fronte tendenziale e una sostanziale stabilità a livello congiunturale. È quanto emerge dall’indagine congiunturale del secondo semestre dell’anno scorso elaborata dall’Ufficio studi di Confindustria Como con i dati raccolti tra le imprese della provincia.
Il confronto rispetto al corrispondente semestre del 2021 evidenzia un aumento medio del + 8,2% per ordini, produzione e fatturato. Il tasso di utilizzo degli impianti produttivi tra luglio e dicembre 2022 si attesta a quota 78,8%, leggermente al di sotto del dato rilevato nella prima metà dell’anno. Si registra un maggior utilizzo per le aziende metalmeccaniche e degli altri settori rispetto a quelle tessili.
Si conferma la propensione all’internazionalizzazione per le imprese di Como: nel secondo semestre l’export ha rappresentato oltre un terzo del valore delle vendite totali. Il principale mercato di riferimento è rappresentato dagli stati dell’Europa occidentale.
La maggiore criticità, oltre ai rincari energetici, è rappresentata dalla difficoltà nel reperimento delle materie prime, con aumento dei prezzi e ritardi nelle forniture. Per quanto riguarda i listini di acquisto, tra luglio e settembre 2022 sono stati registrati aumenti per circa tre realtà su cinque.
La situazione generale ha risentito anche degli effetti generati dal proseguire della guerra tra Russia e Ucraina e dai pacchetti di sanzioni introdotti a livello internazionale. Stabile l’occupazione nel secondo semestre 2022 e anche, in previsione, per i primi sei mesi del 2023.