Un’ordinanza del Consiglio di Stato segna l’ennesima tappa del lunghissimo braccio di ferro tra islamici e Comune di Cantù. Contesa sul capannone di via Milano di proprietà dell’Associazione Culturale Assalam. L’ennesimo pronunciamento è in favore dell’associazione e di fatto sospende l’acquisizione del capannone a patrimonio pubblico, in attesa di una nuova decisione nel merito sull’immobile e sul suo utilizzo.
Al centro della contesa il capannone comprato dagli islamici e utilizzato dall’Associazione per attività culturali e formative, oltre che per celebrare il Ramadan. Dopo una lunga contesa legale, il Consiglio di Stato ha stabilito che l’immobile non può essere utilizzato come luogo di culto. Il Comune è pronto dunque a procedere con l’acquisizione al patrimonio pubblico della struttura. Una decisione impugnata però dai proprietari. Il Consiglio di Stato, all’esito dell’appello cautelare promosso da Assalam contro l’ordinanza del Tar di Milano, aveva sospeso il provvedimento del Comune fino all’udienza collegiale di ieri. Dopo l’udienza la nuova ordinanza dello stesso Consiglio di Stato in favore dell’Associazione islamica.
“Nel nuovo pronunciamento il Consiglio di Stato sottolinea la rilevanza dell’esercizio della libertà religiosa, costituzionalmente garantita – sottolinea Vincenzo Latorraca, legale di Assalam – Stabilisce inoltre la necessità di attendere l’esito del giudizio avanti al Tar per stabilire la fondatezza della pretesa del Comune, dato che sin dal 2014 era stato richiesto il permesso per luogo di culto, negato esclusivamente sulla scorta della legge regionale poi dichiarata costituzionalmente illegittima”.
La domanda di misure cautelari è stata accolta, con invito al Tar a fissare in tempi brevi l’udienza di merito del ricorso pendente. La data non è ancora stata fissata. Certamente, il lunghissimo braccio di ferro che si trascina ormai da quasi dieci anni non è destinato a chiudersi a breve. E neppure la prossima decisione del Tar probabilmente sarà l’ultima parola.