Smog a Como. Secondo l’associazione ambientalista italiana Legambiente la città deve ancora ridurre la concentrazione di inquinanti nell’aria per adeguarsi ai limiti stabiliti dall’Unione Europea (e che entreranno ufficialmente in vigore il 1 gennaio 2030). In Italia, per quanto riguarda il Pm10, particolato prodotto in prevalenza dal riscaldamento, sarebbero solo 23 su 95 (e cioè 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc. In questo caso il capoluogo lombardo e Torino sono capofila per quantità eccessiva di smog.
La soglia da non superare inoltre diventa per il Pm2,5 di 10 µg/mc e di 5, 20 µg/mc per l’NO2 (biossdo di azoto). In questo caso, rispetto ai target comunitari, afferma Legambiente, la situazione è ancora più critica. Como per rispettare i limiti posti a tutela della salute delle persone dovrebbe infatti ridurre del 52% la presenza nell’aria di Pm2,5 e del 43% quella del biossido di azoto.
Nel rapporto di Legambiente si legge poi che: “la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni”. Nel caso del Pm10, ad esempio, le zone urbane più distanti dall’obiettivo previsto “dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011-2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030”.