“Gli Stati rinnovino l’accordo sul lavoro a distanza nell’interesse generale di lavoro ed impresa per i frontalieri italiani in Svizzera”. Appello delle organizzazioni sindacali, preoccupate per la fine dell’intesa sullo smart working per i frontalieri, alla fine del mese di gennaio. Dal primo febbraio, per i lavoratori italiani in servizio oltreconfine non sarà più in vigore l’intesa per il telelavoro.
“I quasi 90mila lavoratori frontalieri italiani che quotidianamente si recano a lavorare nella vicina Svizzera non potranno più disporre del telelavoro. Una modalità che ha ridefinito stabilmente l’organizzazione del tempo di lavoro e di vita di molte imprese e molti lavoratori – sottolineano Cgil, Cisl e Uil – Il governo italiano ha disdetto l’accordo amichevole con la Svizzera dal primo febbraio. Questo avrà immediati effetti diretti sull’organizzazione. Determinerà poi che l’imposizione fiscale nel paese di residenza faccia venir meno lo status di frontaliere secondo le normative vigenti. La conseguenza sarà l’incremento della tassazione sul salario. Produrrà inoltre un disallineamento con la normativa sugli oneri sociali per lavoratori ed imprese visto la proroga fino a fine giugno decisa dall’Unione Europea”.
Quindi l’appello dei responsabili dei frontalieri di Cgil, Cisl e Uil, Giuseppe Augurusa, Luca Caretti e Pancrazio Raimondo: “Riteniamo sia urgente che i governi aprano una celere discussione che permetta intervenire in maniera strutturale sul tema del lavoro a distanza garantendo una regolamentazione strutturale e, nel contingente, garantendo perlomeno una nuova proroga allineata alle disposizioni contributive”.