Al Liceo Teresa Ciceri di Como (l’ex istituto magistrale che oggi comprende tre indirizzi: Linguistico, Scienze umane e Musicale) arriverà, con ogni probabilità, la proposta di congedo mestruale. Sarebbe uno dei primissimi casi a livello nazionale.
Valutazioni in corso
Alunne e alunni su suggerimento del professore di Scienze motorie, Vittorio Mottola, riuniranno nei prossimi giorni il comitato studentesco per valutare insieme la proposta. Proposta che poi eventualmente potrà essere formalizzata al dirigente scolastico.
Sulla scia di quanto accaduto, prendendo a modello la Spagna, al liceo artistico “Nervi Severini” di Ravenna alla fine dello scorso anno, prima scuola italiana a riconoscere il congedo alle studentesse. Di fatto il ragionamento anche a Como parte da quanto accade quotidianamente in classe. E in particolare nelle ore di educazione fisica a quelle ragazze che – soffrendo di forti dolori – non partecipano all’attività presentando la giustificazione.
La proposta che si sta prendendo in considerazione anche al Liceo Ciceri di Como riguarda solo le studentesse il cui ciclo mestruale si manifesta con dolori forti da non consentire lo svolgimento di alcune attività. Se gli studenti decideranno di formalizzare la proposta, e se arrivasse parere positivo, queste ragazze potrebbero presentare a inizio anno un certificato medico al fine di vedersi riconoscere due giorni al mese di assenza giustificata. In deroga al vincolo di frequenza previsto dalla legge nazionale. Questi due giorni, quindi, non andrebbero a incidere sul monte ore massimo di assenze consentite per considerare valido l’anno scolastico.
Il comitato studentesco, come detto, si riunirà nei prossimi giorni.
Il docente: “Una richiesta sana, rispettosa e di civiltà”
“Ho suggerito ai ragazzi questa strada – spiega il professor Mottola – mi sembra una richiesta sana, rispettosa e di civiltà nei confronti delle donne. Io stesso vedo ogni giorno delle giovani che presentano, spesso con un po’ di imbarazzo, la giustificazione. Mi sembra un segnale importante – conclude il docente – in un’ottica di confronto su un tema che non deve essere visto come un tabù”.