Mobilitazione congiunta in Italia e in Svizzera contro lo stop all’accordo sul telelavoro dei frontalieri. L’intesa, siglata durante la pandemia, finirà alla fine del mese di gennaio. Il mancato rinnovo del regime speciale sta suscitando polemiche e preoccupazioni e si moltiplicano le richieste a Roma e Berna di rinnovare i provvedimenti che facilitavano lo smartworking.
La Regio Insubrica, che vede insieme il Ticino e i territori di confine italiani, ha chiesto a Roma e Berna di prorogare l’accordo. Una domanda che si aggiunge a quella inviata alla Segreteria di Stato elvetica dall’Associazione Industrie Ticinesi e dalla Camera di Commercio con i sindacati svizzeri Unia e Ocst.
La lettera alla Segreteria di Stato
Dal primo febbraio, se non ci saranno cambiamenti si tornerà al regime di imposizione usuale e in caso di telelavoro il frontaliere diventerà soggetto fiscale italiano. “Il telelavoro praticato nel recente passato, oltre ad aver permesso la continuazione dell’attività economica, ha contribuito a ridurre, almeno parzialmente, il traffico e il relativo carico ambientale – si legge nella lettera alla Segreteria di Stato – E’ un utile strumento anche nell’ottica del risparmio energetico. E’ ormai evidente che questa forma di lavoro, scoperta, suggerita e addirittura imposta, quale misura per contrastare i contagi, è diventata una modalità che aziende, lavoratori e lavoratrici potrebbero voler utilizzare anche in tempi ordinari e non solo di crisi”.
La richiesta
“Il brusco ritorno, senza fasi transitorie, al regime fiscale ordinario il prossimo mese di febbraio, crea una situazione di incertezza, che le aziende e i loro dipendenti vorrebbero evitare – prosegue la lettera – Riteniamo importante che le autorità svizzere e italiane trovino una regolamentazione più adeguata alla situazione”.
La Regio Insubrica
Analoga la richiesta della Regio Insubrica. “Chiediamo che Italia e Svizzera avviino rapidamente dei negoziati volti a disciplinare il ricorso al telelavoro da parte dei lavoratori frontalieri in modo durevole – si legge nella lettera inviata a Roma e Berna – E’ necessario un nuovo accordo amichevole permanente a partire dal giorno successivo alla cessazione dell’accordo amichevole formulato in tempi di pandemia”.