A quasi 50 anni dal sequestro della 18enne comasca Cristina Mazzotti, la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone. Il caso è stato riaperto pochi mesi fa, anche in seguito all’esposto dell’avvocato Fabio Repici. Il nuovo filone di indagini, condotte dalla squadra mobile di Milano è coordinato dal pubblico ministero Stefano Civardi.
Cristina Mazzotti era stata rapita vicino alla villa di famiglia, a Eupilio. Un sequestro che si era concluso in modo drammatico, con il ritrovamento del corpo senza vita della giovane in provincia di Novara tra i rifiuti di una discarica.
Quasi mezzo secolo dopo il nuovo filone di indagine, con quattro nuovi indagati. Tra questi un boss della ‘ndrangheta residente nel Varesotto e ritenuto dall’accusa uno dei presunti ideatori del sequestro. Anche le altre persone coinvolte sono ritenute vicine alla ‘ndrangheta.
I quattro, in concorso con 13 persone, già condannate in passato, secondo la Procura, “presero parte attiva e portarono a compimento la fase esecutiva del sequestro”, la sera del primo luglio ’75 a Eupilio.