di Rodolfo Calò (ANSA) – IL CAIRO, 06 GEN – Nell’abiezione e il degrado delle carceri di Nairobi, c’è chi cerca di costruire un riscatto esistenziale e sociale per ragazze abbandonate e spesso vittime di abusi, facendo leva sui valori dello sport, e di uno in particolare: il rugby. Si tratta, come ha segnalato una psicoterapeuta operatrice sociale italiana attiva da anni in Kenya, Lara Aiello, di un nuovo progetto che viene sviluppato in carceri di media e massima sicurezza della capitale keniota, con il titolo di "Espartanos Africa" (Spartani d’Africa) e che "ha come obiettivo la riduzione delle recidive", ossia del ritorno al crimine e in prigione. Lo strumento principale utilizzato dal progetto è il rugby: vengono formate squadre di giovani detenuti e detenute sotto la guida di allenatori esterni e di giocatori, "alcuni addirittura della nazionale", ha precisato parlando all’ANSA Aiello. Il gioco del rugby è stato scelto per il rispetto dei "valori fondanti" che implica sul campo e, potenzialmente per traslato, nella società: integrità, onestà, rispetto delle regole e dell’altro – nonostante l’approccio fisico spesso violento – e lavoro di gruppo. Le ragazze si allenano e giocano "con tuniche a righe che arrivano a mezza coscia, scalze su un campo di cemento", ha precisato la coordinatrice avvertendo che, per motivi di privacy e limitazioni imposte dalle regole carcerarie, non è possibile diffondere foto. Le giovani arrivano ad essere in grado di gestire una sessione di lavoro e un gruppo a turno, per non lasciare nessuna indietro. Il programma si basa sull’idea dello sviluppo dell’autostima strettamente legato al concetto di dignità attraverso la possibilità di una "seconda occasione" nella vita, che quasi sempre in queste realtà, diventa la prima. Gli slum di Nairobi da cui provengono le giovani sono agglomerati senza strade asfaltate e con baracche di lamiera prive di acqua corrente e, ovviamente, bagni. Si stima che in queste aree urbane si ammassino oltre un milione di abitanti, ha notato l’operatrice sociale. "Le rugbiste inserite nel nostro programma sono per lo più vittime di abbandono e di abusi" e sono "in carcere per reati gravi che hanno commesso per difesa, per reazione a una violenza subita", ha constatato Aiello. (ANSA).