(ANSA) – PARIGI, 30 DIC – Dall’Iraq alla Siria passando per la Russia e il Messico, soprattutto in guerra ma anche in pace, dal 2003 sono stati uccisi nel mondo quasi 1.700 giornalisti. Un bilancio pesante denunciato da Reporters sans frontières che vede in testa negli ultimi anni Ucraina e Russia, l’una in guerra dal febbraio scorso e l’altra teatro di attentati alla libertà di stampa dalla salita al potere di Vladimir Putin. In totale, negli ultimi 20 anni, 1.668 giornalisti – professionisti e non e collaboratori dei media -, oltre il 95% uomini, hanno perso la vita svolgendo il loro lavoro, ovvero 80 in media all’anno, secondo il rapporto redatto di Rsf. Segnati dalla guerra, Iraq e Siria dominano la classifica dei Paesi più pericolosi per la professione nel periodo 2003-2022, con un totale di 578 morti, oltre un terzo dei reporter, seguiti da Messico (125), Filippine (107), Pakistan (93), Afghanistan (81) e Somalia (78). Gli anni più ‘bui’ per la professione risalgono al 2012 e al 2013, con rispettivamente 144 e 142 uccisioni legate soprattutto al conflitto in Siria, sottolinea l’organizzazione per la difesa della libertà di stampa. La curva dei numeri mostra, in seguito, una relativa stasi, poi torna a salire nel 2022 con 58 giornalisti uccisi contro i 51 dell’anno precedente, a causa della guerra in Ucraina. Otto giornalisti vi hanno perso la vita dall’invasione russa di febbraio, che si aggiungono ai 12 giornalisti che vi erano stati assassinati nei 19 anni precedenti. Da qui il secondo posto dell’Ucraina nella classifica dei Paesi più pericolosi d’Europa, dietro alla Russia (25 morti in 20 anni). "Da quando Vladimir Putin è salito al potere, lì sono stati sistematici gli attacchi – anche mortali – alla libertà di stampa, come Rsf ha più volte denunciato, con in particolare l’emblematica liquidazione di Anna Politkovskaïa il 7 ottobre 2006", insiste l’Ong. Con otto morti registrate, la Francia appare al quarto posto in Europa, dietro la Turchia (nove), conseguenza degli omicidi di Charlie Hebdo nel 2015. (ANSA).