Divieto di utilizzare i cellulari in classe. La circolare del Ministero viene accolta dai presidi delle scuole comasche come un rafforzativo di quanto già applicato attraverso i regolamenti di ciascun istituto.
“Le sanzioni vengono decise dalla scuola – spiega il preside del Liceo Volta di Como, Angelo Valtorta – Le regole sono necessarie. L’uso indiscriminato e libero del cellulare non può essere ammesso. È giusto che i ragazzi lo utilizzino dopo l’orario scolastico. In classe il telefonino viene usato soltanto per finalità didattiche. Un professore può ad esempio chiedere agli studenti di collegarsi ad un sito di scienze per partecipare ad un esperimento interattivo. Gli insegnanti controllano da sempre che i dispositivi elettronici personali non vengano utilizzati per altri scopi – continua Valtorta – È capitato che qualcuno sia stato sorpreso con il telefono in mano durante la lezione. In quel caso scatta un richiamo scritto, la cosiddetta nota sul registro. Se il comportamento viene ripetuto, viene convocato il consiglio di classe per decidere un provvedimento disciplinare più importante”.
“Nel momento in cui i ragazzi entrano in classe, devono spegnere il cellulare e metterlo nello zaino – interviene il preside del Liceo Giovio di Como, Nicola D’Antonio – La scuola ha un regolamento interno che prevede delle sanzioni disciplinari in caso di uso improprio. È successo che qualche studente venisse sorpreso a copiare dal cellulare durante le verifiche. In quel caso il telefono viene sequestrato e la verifica annullata. Bisogna poi ricordare ai genitori – conclude D’Antonio – di non chiamare i figli durante le lezioni. È capitato anche quello”.
“Una circolare che rafforza l’attenzione di tutti sull’uso improprio degli smartphone – dice Roberto Peverelli, dirigente dell’Istituto Paolo Carcano – Gli insegnanti non ritirano i cellulari, a parte qualche caso. È consentito utilizzare i dispositivi personali soltanto per attività didattiche o per fotografare le verifiche una volta che vengono riconsegnate. Una modalità che aiuta gli studenti a capire a casa gli errori commessi”.
“Un documento che sembra ribadire l’ovvio – afferma Giuseppina Romina Porro, preside dell’Istituto Comprensivo Como Lago – Le scuole già applicano delle norme con i regolamenti d’istituto. Sembra un’azione dal sapore politico. Sono i presidi a mantenere il rigore nelle scuole da decenni. Non è con un divieto che si risolve la questione, serve educazione. E il divieto andrebbe esteso anche ai docenti”.