(ANSA) – ROMA, 19 DIC – Il governo iraniano accede agli account social delle persone detenute e le aziende tecnologiche non sembrano attrezzate per evitarlo: lo scrive la Cnn che ha raccolto la testimonianza di una detenuta nella famigerata prigione di Evin a cui durante gli interrogatori in carcere sono state presentate come prove le sue chat con amici. Negin (nome usato per proteggere la sua sicurezza) ha raccontato di essere stata accusata dalle autorità iraniane di gestire un gruppo di attivisti anti-regime su Telegram. Lei nega l’accusa e ha detto di avere "alcuni amici" che sono stati prigionieri politici: "Mi hanno messo davanti le stampe trascritte delle mie conversazioni telefoniche con questi amici", ha detto, "e mi hanno interrogato su quali fossero i miei rapporti con loro". "Mi hanno detto: "Pensi di poter uscire viva da qui? Ti giustizieremo. La tua sentenza è la pena di morte. Abbiamo le prove, siamo al corrente di tutto", ha riferito. Negin ritiene che gli agenti iraniani abbiano violato il suo account Telegram il 12 luglio, quando si è resa conto che un altro indirizzo IP vi aveva avuto accesso. Mentre lei era in prigione, ha detto, le autorità iraniane hanno riattivato il suo account Telegram per vedere chi cercava di contattarla e rivelare la rete di attivisti con cui era in contatto. Negin è una delle centinaia di manifestanti detenuti nelle prime settimane di manifestazioni dopo la morte in carcere di Mahsa Amini. (ANSA).