(ANSA) – ROMA, 15 DIC – Il progetto criminale di Cosa Nostra dietro le stragi di Capaci e di via D’Amelio è almeno in parte "fallito" : se è stata realizzata la vendetta nei confronti di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, non è riuscito il secondo obiettivo, cioè quello di "impedire che l’ esperienza di Falcone si trasformasse in leggi e modelli destinati a durare. In poco più di un anno Falcone ha posto le basi per sistemi investigativi moderni, efficaci e rispettosi dei diritti della persona. Arrestare quel processo era il vero obiettivo strategico di Cosa Nostra". A ragionare sulle stragi di mafia a 30 anni di distanza è il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, che avverte: "non può esserci contrasto efficace al di fuori del perimetro dello Stato di diritto", di cui sono cardini "l’indipendenza del potere giudiziario ela libertà di informazione". Il capo della procura antimafia parla alla Scuola di formazione e aggiornamento dell’amministrazione penitenziaria, dove è stata allestita la mostra fotografica "L’eredità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino", realizzata dall’ANSA per ricordare i due magistrati simbolo della lotta alla mafia. All’iniziativa partecipa il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che estende il tributo reso con questa giornata a Falcone e Borsellino anche "a tutti gli altri servitori dello Stato o della società civile che hanno dato la vita durante quegli anni tristissimi". Nordio sottolinea il loro "coraggio" e ricorda anche l’esperienza dei magistrati che come lui furono impegnati in tutta Italia in prima linea contro il terrorismo. "Eravamo meno di una quarantina a indagare e ricevemmo tutti lettere con la stella a cinque punte". Nello spazio di tre giorni tre di loro vennero uccisi. "Calcolammo che non saremmo arrivati a Natale, ma abbiamo continuato". (ANSA).