Ponte dell’Immacolata da tutto esaurito sul Lago di Como, ma 9 alberghi su 10 sono chiusi. Sembra un controsenso, ma è così. Dopo una stagione estiva da numeri record, la maggior parte delle strutture ricettive del territorio ha deciso di chiudere i battenti tra ottobre e novembre. E le poche strutture rimaste aperte registrano il pienone, così come le case vacanze, sulle quali i turisti declinano in mancanza di alberghi. “Siamo lontani dalla destagionalizzazione – dice Giuseppe Rasella, responsabile del settore turismo per la Camera di commercio di Como e Lecco – Se in epoca pre-covid era iniziato un processo di allungamento della stagione, due anni di pandemia e ora il caro energia hanno cambiato i progetti degli albergatori. Molti di loro stanno investendo sulla prossima stagione”.
“Tanti alberghi sul Lago hanno delle problematiche strutturali che non permettono l’apertura in inverno – spiega Luca Leoni, presidente dell’Associazione Albergatori di Confcommercio Como – Molti stanno ristrutturando proprio in questo periodo pensando al futuro. Ci siamo dati una scadenza. Vorremmo arrivare gradualmente a una destagionalizzazione entro il 2025, anno del Giubileo, che porterà tanti turisti. In Centro Lago per quella data è prevista l’apertura di tre nuovi hotel a cinque stelle. L’obiettivo è spostare di qualche settimana la chiusura già dal prossimo anno, contando sulla collaborazione della Navigazione e delle ville”.
Le poche strutture aperte sul Lario pensano alle prossime vacanze natalizie. “Alberghi e appartamenti sono già pieni – conclude Leoni – La previsione è molto positiva e i titolari sono soddisfatti”.
Intanto, il governo sta lavorando al nuovo sistema fiscale. Tra le proposte sul tavolo, l’abbassamento dell’Iva dal 10 al 5% per il settore turistico alberghiero. “Spero si concretizzi davvero – dice Rasella – Significherebbe metterci nelle stesse condizioni dei nostri principali competitor europei. Dimezzare l’aliquota aiuterebbe anche gli albergatori a non ritoccare i costi per i clienti”.