Resta al centro delle polemiche il capannone di via Milano a Cantù di proprietà dell’Associazione islamica Assalam.
Nel primo pomeriggio a Cantù, con partenza proprio dall’edificio, si è svolta la manifestazione organizzata dall’Associazione che chiede un dialogo con il Comune per evitare che l’immobile passi all’amministrazione. Il sindaco replica: “Applichiamo la legge”.
La vicenda
Dopo una lunga contesa legale, il Consiglio di Stato ha stabilito – infatti – che l’immobile non può essere utilizzato come luogo di culto. Il Comune è pronto dunque a procedere con l’acquisizione al patrimonio pubblico della struttura. Una decisione impugnata dai proprietari, che hanno, appunto, organizzato il corteo di protesta e chiedono un nuovo confronto.
La manifestazione
Alla manifestazione hanno aderito numerosi gruppi e associazioni e anche politici dell’opposizione. Tra cui gli esponenti del Movimento 5 Stelle. “I partecipanti – spiegano – hanno dimostrato come una moltitudine silenziosa, può esprimere quanto sia sentita la volontà di pace, integrazione e fratellanza con chi professa fedi religiose diverse dalla nostra”.
Il Comune: “Applichiamo la legge”
In mattinata, intanto, l’amministrazione canturina ha diffuso una nota, firmata dal sindaco Alice Galbiati. “In questo caso la libertà di culto è strumentalmente utilizzata per confondere il piano della discussione e giustificare la violazione della Legge italiana”. Si legge. “Ciò ovviamente non è accettabile. Come non è accettabile quanto affermato dal legale dell’Associazione – nonché consigliere Comunale di minoranza – secondo il quale l’Amministrazione negherebbe all’Associazione il diritto di culto”. Precisa Galbiati.
La comunicazione arrivata dal comune di Cantù ricorda i passaggi giudiziari.
“Il Tar della Lombardia nel 2018 ed il Consiglio di Stato nel 2021 hanno decretato in via definitiva che l’Associazione culturale Assalam utilizza abusivamente il capannone di Via Milano come luogo di culto, contrariamente a quanto previsto dalle destinazioni d’uso consentite“ spiega ancora il sindaco che aggiunge: “La giustizia ha espressamente riconosciuto che l’azione comunale non ha in alcun modo violato il principio costituzionale di laicità dello Stato e di rispetto della libertà religiosa”.
“La sanzione prevede anzitutto la cessazione dell’utilizzo dell’immobile, e, laddove questa non fosse ottemperata come avvenuto” – viene spiegato infine – “prevista una sanzione pecuniaria e l’acquisizione gratuita dell’immobile”.