Più di 100 persone accolte in 5 mesi di apertura lo scorso anno nelle strutture destinate all’accoglienza notturna dei senzatetto. Domani riparte, per il 12° anno consecutivo, l’ospitalità nel dormitorio invernale per le persone senza dimora.
Dal punto di vista operativo, come già lo scorso anno, il “Piano freddo” vedrà la sua realizzazione attraverso il “Progetto Betlemme” di Caritas (che apre le porte in alcune parrocchie della città e di comuni limitrofi). E l’accoglienza nell’ex caserma di via Borgovico.
I posti letto nelle parrocchie sono una ventina, mentre l’ex caserma potrà ospitare 35 persone. Quest’ultima realtà accoglierà unicamente uomini, mentre le donne, come già avviene, saranno ospitate nel centro di accoglienza notturno del Comune di Como, in via Napoleona, gestito da Fondazione Caritas. E per il primo anno, anche in qualche parrocchia nell’ambito del progetto Betlemme.
Le persone senza dimora potranno accedere all’accoglienza invernale di via Borgovico tramite il servizio di Porta Aperta e verranno accolte da operatori di Fondazione Somaschi (ente capofila del progetto) e di Fondazione Caritas, affiancati dai numerosi volontari – appartenenti a enti, associazioni e gruppi informali – che anno dopo anno, hanno rinnovato la propria disponibilità.
La Provincia, proprietaria dell’immobile dato in comodato d’uso al Comune, coprirà il costo delle utenze mentre il Comune di Como sosterrà solo le spese di pulizia della struttura. I costi del personale e di beni e servizi utili (come ad esempio il lavaggio delle coperte) saranno interamente a carico del Terzo Settore.
Un contributo di Caritas e un esiguo avanzo di risorse di Vicini di strada-Rete per la grave marginalità che comprende 18 organizzazioni di volontariato, permette di non partire da zero.
Si rinnova la campagna di raccolta fondi a favore del “Piano Freddo”, strumento già sperimentato lo scorso anno.
Le associazioni: “Il Piano Freddo non può essere solo una preoccupazione del Terzo Settore”
“Nonostante la preoccupazione per l’attuale carenza di risorse economiche, abbiamo deciso di gestire il servizio per un senso di responsabilità nei confronti dei nostri concittadini senza dimora. Questo senso di responsabilità pensiamo possa e debba appartenere all’intera comunità, a partire dalle sue Istituzioni“. Si legge nel comunicato diffuso.
“L’azione di supporto alle persone più fragili non può muoversi solo da istanze di carità (o solidarietà, se vogliamo usare un termine laico)”. Si legge ancora. “Il “Piano Freddo”, oggi e in futuro, non è e non potrà essere solo una preoccupazione del Terzo Settore. Soggetto, quest’ultimo, che già troppo spesso, si trova a supplire con l’attività dei volontari chiare mancanze istituzionali”.