“Marcello conosceva bene il valore delle parole”, ha ricordato il parroco durante l’omelia. Quelle parole, scelte sempre con cura, che Marcello Dubini utilizzava nel lavoro da giornalista e nel rapporto con amici e colleghi.
Gli stessi che questa mattina, ancora increduli, si sono stretti attorno alla sua famiglia per l’ultimo saluto. Nella chiesa di San Michele, a Cantù, sono stati celebrati i funerali di Marcello Dubini. “Marci” per amici, colleghi e affetti più stretti. Giornalista impeccabile e uomo gentile, portato via a soli 57 anni da una feroce malattia.
Gli esordi al Corriere della Provincia, a Espansione Tv e al settimanale il Caffè. Poi la lunga carriera al Corriere di Como, dove per oltre vent’anni aveva ricoperto il ruolo di caporedattore. Marcello ha lasciato un segno positivo in chiunque lo abbia conosciuto e abbia lavorato con lui.
La redazione di EspansoineTV e i colleghi si stringono in un abbraccio alla famiglia, al figlio Filippo, alla moglie Betty, alla mamma, al fratello e alla sorella. Facciamo nostre le parole che proprio il fratello Gabriele ha scelto di usare per ricordare Marcello:
Leggeva molto. Scriveva in modo elegante, misurato e coinvolgente. Alla fine di queste righe ho pensato: “adesso le faccio leggere a Marci”. Era sensibile, generoso, disponibile. E quasi sempre in ritardo. Spesso in famiglia o tra amici a Marci si indicavano orari personalizzati, nella speranza fosse pronto per tempo. Gli piacevano i viaggi, che preparava con cura meticolosa e grande passione, compilando itinerari completi di ogni tipo di informazione, dall’architettura ai ristoranti. Spero che dove si trova ora possa vedere tutto ciò che non ha potuto visitare in tutti questi anni, con la massima tranquillità, senza più nessuno che gli dica “Marci sei in ritardo”.