Dall’emergenza Covid all’emergenza bollette. Le situazioni di difficoltà e di povertà aumentano. E aumenta la richiesta di aiuto da parte dei cittadini. Negli ultimi due anni si è consolidato il “lavoro povero”, quello cioè non regolare, discontinuo, sottopagato o con bassa competenza. Questa categoria ha inglobato anche tante persone che fino a prima della pandemia avevano impieghi stabili e che non sono riusciti a ricollocarsi o lo hanno fatto in modo saltuario. E senza un’entrata fissa i problemi sono all’ordine del giorno. Sono sempre di più, infatti, le persone che non ce la fanno a gestire le spese ordinarie.
Un aiuto che viene erogato nel Comasco grazie anche al Fondo diocesano di Solidarietà. Creato in epoca Covid, in oltre due anni e mezzo ha assistito 539 famiglie, più di 1.500 persone, erogando 670 mila euro nel territorio dell’intera diocesi.
I dati comaschi
Nella sola città di Como nel 2022 il 26% delle persone che si sono rivolte ai centri di ascolto della Caritas si trovano in situazione di “lavoro povero” (vale a dire 1 su 4). Complessivamente il Fondo – dopo aver verificato puntualmente, attraverso l’apposito comitato, le domande arrivate – ha raggiunto 265 persone. Erano 334 nel 2021.
Il contributo erogato può arrivare a 500 euro al mese per un massimo di tre mesi. Le domande poi possono essere rinnovate.
“Scopo del Fondo, oltre a fornire una risposta immediata a chi chiede aiuto è anche contribuire alla partecipazione a corsi di formazione per il reinserimento lavorativo, grazie alla collaborazione con diversi enti” spiega Paolo Bustaffa, membro del comitato che gestisce il Fondo diocesano di Solidarietà.
“Quando parliamo di persone, intendiamo in molti casi riferirci a famiglie intere – aggiunge – nei giorni scorsi, ad esempio, si è presentata una mamma con tre figli che lavora ma ha un reddito insufficiente”. “Il caro bollette ha aggravato molte situazioni già precarie. Sono, infatti, diminuite, le domande per povertà da Covid ma aumentano quelle per le bollette e la spesa”.
La povertà è trasversale e colpisce tanto gli italiani quanto gli stranieri. “Si può parlare di sostanziale parità”.
Il Fondo si regge si contributi messi a disposizione dalle comunità religiose, dalle parrocchie e da enti di solidarietà più strutturati e sono proprio queste realtà che poi consegnano le risorse economiche. “Preferiamo, infatti – chiude Bustaffa – che la consegna venga fatta da chi ha ricevuto la richiesta di aiuto per mantenere questo rapporto di fiducia, solidarietà e contatto diretto”.