(ANSA) – MILANO, 26 OTT – Era stato ribattezzato il ‘giallo’ della valigetta da 10 milioni di euro: soldi portati in Italia da un ungherese e un russo, atterrati a Linate, e poi scambiati con un italiano in un autogrill. Un misterioso episodio avvenuto quasi 9 anni fa, che aveva portato ad una perquisizione nel 2015 e che oggi in Tribunale a Milano si è chiuso con l’assoluzione di tutti e cinque gli imputati nel procedimento che aveva al centro l’accusa di riciclaggio. Lo ha deciso la terza sezione penale (presidente del collegio Maria Teresa Guadagnino) al termine del processo che vedeva le difese rappresentate dagli avvocati Giacomo Lunghini, Patrizio Nicolò, Elisabetta Busuito, Giuseppe Gallizzi e Andrea Bianchi. Il 28 dicembre 2013, l’ungherese, 43 anni, accompagnato da un russo, era sbarcato a bordo di un jet privato all’aeroporto milanese con la valigetta con dentro "20mila banconote da euro 500" e aveva passato il controllo doganale, spiegando che il denaro proveniva da una banca del suo Paese e serviva per un affare immobiliare. L’ungherese, poi, stando a quanto ricostruito successivamente dalle indagini della polizia giudiziaria, avrebbe scambiato quella valigetta con un’altra incontrandosi con un italiano, 57 anni all’epoca (perquisito nel 2015), in un autogrill vicino Ivrea. La Procura ha indagato ipotizzando una "operazione di riciclaggio internazionale" su quei 10 milioni versati, prima di essere trasferiti a Milano, in un istituto di credito ungherese da un vietnamita. Si era sostenuto che fosse stato concordato uno scambio ‘cash’ tra euro e dollari con le due valigette. Nella ricostruzione difensiva, però, l’ungherese avrebbe riportato a casa solo carta straccia invece che dollari. Oggi lui, il russo, il vietnamita e i due italiani imputati sono stati assolti "perché il fatto non sussiste" dal riciclaggio e l’ungherese anche dall’intestazione fittizia. Prescritta l’accusa per le false dichiarazioni alla dogana. (ANSA).