Armi lanciate dal finestrino dell’auto per evitare i controlli. Duecentomila euro in banconote da 500 nascoste nella scatola di un rasoio per un’estorsione. Un proiettile all’allenatore di una squadra di calcio che non vinceva abbastanza. Riunioni al ristorante e incontri in Calabria.
Vicende che, secondo le accuse della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, sono la ricostruzione delle attività della ‘ndrangheta sul territorio comasco. Anni di estorsioni, traffici di sostanze stupefacenti e investimenti illeciti, riferiti da un testimone sentito oggi in Corte d’Assise a Como nella nuova udienza del processo per le presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Comasco. Un teste sentito in videoconferenza, collegato dal carcere dove è rinchiuso per un altro filone d’indagine.
Il testimone ha risposto per ore alle domande dell’accusa, rappresentata dai magistrati Sara Ombra e Pasquale Addesso. Ha ricostruito presunte estorsioni per oltre un milione di euro ma anche minacce, richieste di denaro e presunti interventi illeciti in aziende e società del territorio.
Il processo è legato all’operazione “Cavalli di razza”, che nel novembre scorso aveva portato a 54 provvedimenti di fermo con le accuse, a vario titolo, di bancarotta, corruzione, frode fiscale, estorsione, voto di scambio, spaccio, traffico di armi.
Sono 11 gli imputati nel processo in corso a Como. Saranno sentite decine di testimoni. Il presidente del collegio Valeria Costi ha già fissato un calendario di udienze fino al febbraio del prossimo anno. Si torna in aula il 27 ottobre.