Mercatini di Natale: il bando appena lanciato dal Comune di Como è già fonte di polemiche. Nello specifico, l’ex assessore comunale Marco Butti – che, non essendo stato riconfermato in consiglio comunale, lancia i suoi strali dalla pagina Facebook – urla al plagio. O meglio, al “copia e incolla”, per usare le esatte parole dell’ex assessore al Commercio.
A ben guardare i due bandi, però, le differenze ci sono. Una, in particolare, è macroscopica: il precedente bando per il Natale era omnicomprensivo. Un maxi-affidamento da oltre un milione di euro. L’amministrazione Rapinese invece ha “spacchettato” l’assegnazione dei servizi per il Natale. Questo bando, quindi, riguarda prevalentemente mercatini e spettacolo pirotecnico ma non include, ad esempio, giostre o piste da ghiaccio, come accadeva negli anni passati.
Secondo punto: l’area di concessione. Nel precedente bando l’amministrazione di cui faceva parte Butti cedeva come spazio per i mercatini nove aree del centro storico: piazza Grimoldi, via Pretorio, piazza Roma, piazza Verdi, via Maestri Comacini, piazza Cavour, via Muralto, passeggiata Lungolario Trento, via Corridoni. L’amministrazione Rapinese limita i mercatini a tre sole zone: piazza Cavour, via Corridoni, piazza Grimoldi.
Altra differenza non di poco conto: in passato si concedeva la somministrazione di alimenti in piazza Roma, via Corridoni e Lungolario Trento. Quest’anno frittelle, vin brûlé e spianata calabra potranno esser consumati solamente in via Corridoni. E ancora, il numero di casette: 87 nel 2018, 97 nel 2019. Quest’anno invece saranno massimo 73. Un quarto in meno.
Infine, quella clausola sul fatturato che lo stesso assessore Butti ha notato: il vincitore del bando dovrà devolvere il 10% del fatturato al Comune, che destinerà queste risorse alla beneficenza. Fatturato, non utile: così, se il gestore deciderà – ad esempio – di raddoppiare il canone di affitto delle casette, il Comune riceverà il doppio dei soldi da devolvere in beneficenza.
Insomma, le differenze ci sono, eccome. Basta saperle – o volerle – vedere. Al netto del gioco delle parti. Che si sa, in politica, a volte, conta più della sostanza.