la Lombardia del fotogiornalista Amedeo Vergani. Un falegname nella sua bottega, una donna illuminata dai ceri di una chiesa. Un bambino che osserva i movimenti del telaio e un altro intento a travasare il latte appena munto. Questi alcuni dei soggetti resi eterni nelle pellicole fotografiche di Amedeo Vergani e da oggi in mostra a Palazzo Pirelli.
“Io invito tutti a vedere questa mostra perché non ha età né luoghi ma una grande profondità in cui tutti ci possiamo riconoscere. Ognuno può cogliere cosa emerge mentre guarda questi momenti. In queste fotografie c’è la rappresentazione della storia, della cultura, dell’operosità lombarda” ha commentato Alessandro Fermi, presidente del Consiglio regionale lombardo.
“Quando devo raccontare un luogo mi è difficile non metterlo in relazione a un modo di essere di chi ci vive” diceva il giornalista e fotoreporter erbese Vergani. Per questo documentò con passione il significato e la bellezza della sua terra-la Lombardia- attraverso i volti e i gesti delle persone. Gli scatti della mostra (visitabile fino al 30 settembre) ne colgono gli usi e i costumi risalenti agli anni 70 e 80 e senza filtri ne restituiscono l’immagine più aderente alla realtà.
“La mostra vuole raccontare una Lombardia dove tutti i lombardi si possono riconoscere, rivedere. Mio padre per lavoro e passione andava alla ricerca dell’uomo, voleva raccontarne l’intimità, l’aggregazione. Per questo seguiva la gente. Abbiamo anche pensato che questa esposizione dovesse chiamarsi “lombardi”, proprio perché ci sono le persone prima di tutto” spiega uno dei figli, Bruno Vergani.
Inviato freelance in giro per il mondo Vergani ha raccolto scorci di ogni angolo del pianeta. Iniziò una collaborazione fotografica con l’agenzia internazionale Associated Press. Quando diventò giornalista professionista nel 1971 lasciò Lecco per entrare a far parte della redazione centrale del quotidiano e diventò corrispondente dalla provincia di Como del Corriere della Sera, del Corriere d’Informazione, del Corriere del Ticino di Lugano e anche dell’agenzia Nea e Aga per l’area nord-ovest della Lombardia e per la Svizzera italiana. I viaggi lo portarono dai Caraibi allo Yemen, dal Quebec al Sudafrica. Al centro del mirino spesso il folklore e le tematiche sociali. Raccontare la gente, anche la sua gente, è stato il filo conduttore di una vita e una professione iniziata tra i tasti di una macchina da scrivere e rimasta eterna nelle sue foto.