La Lega dei Ticinesi torna a scagliarsi contro i frontalieri e – questa volta – lo fa presentando una mozione al Consiglio federale. Nella quale si chiede di disdire “unilateralmente” la Convenzione del 1974 con l’Italia sulla fiscalità dei frontalieri il prossimo 31 dicembre.
La mozione porta la firma del consigliere nazionale del partito, Lorenzo Quadri. Sottolineando nel finale che “per tutto il tempo in cui l’Italia non avrà ratificato un nuovo trattato, non sarà in vigore alcun accordo e di conseguenza non saranno dovuti ristorni”.
Quadri nel testo della mozione riassume i principali passaggi.
Quadri: “Sottoscrizione continuamente rinviata”
“E’ dal lontano 2015 che la firma del nuovo accordo sulla fiscalità sembra imminente”. Si legge nel testo della mozione, tuttavia c’è il continuo rinvio della sottoscrizione da parte italiana. Quindi l’ulteriore chiarimento “prima della caduta del governo Draghi era stata indicata la data del primo gennaio 2023 per l’entrata in vigore delle nuove regole. “Tuttavia – si legge ancora – le elezioni anticipate rendono evidente che anche questo obiettivo temporale non sarà raggiunto”.
Quadri parla di “insostenibilità per il Ticino della situazione attuale regolata dalla vetusta convenzione del 1974”. E sottolinea come il numero dei frontalieri sia in continuo aumento. “La forza del franco funge da ulteriore calamita attirando sul mercato del lavoro ticinese un quantitativo crescente di permessi G”. Si legge ancora nel testo della mozione precisando che si tratta di lavoratori attivi nel settore terziario “dove si sostituiscono – dice Quadri – ai residenti e generano sul territorio disoccupazione, sottoccupazione e dumping salariale”.
“Dopo anni di infruttuosa attesa la data del primo gennaio 2023 si ritiene vincolante. Non è accettabile – chiude Quadri – che sia ancora una volta la Svizzera e segnatamente il Canton Ticino a fare le spese delle contingenze politiche italiane, nel caso concreto le elezioni”. “Di conseguenza la Svizzera deve disdire unilateralmente la Convenzione del 1974 per il 31 dicembre 2022”.
La mozione si chiude con un’ulteriore precisazione. “Per tutto il tempo in cui l’Italia non avrà ratificato un nuovo trattato, non sarà in vigore alcun accordo e di conseguenza non saranno dovuti ristorni.”