(ANSA) – ΑΤΕΝΕ, 13 SET – Atene ricorda oggi i cento anni dall’incendio di Smirne, assurto a simbolo dell’evento storico conosciuto in Grecia come «la grande catastrofe». «Cento anni fa, il nostro corpo nazionale ha perso una parte preziosa di sé in Asia Minore, una tragedia indicibile» ha dichiarato il premier greco Kyriakos Mitsotakis. Il 13 settembre 1922 la città costiera di Smirne, crocevia millenario delle culture del Mediterraneo, venne data alle fiamme dopo che le truppe nazionaliste turche, guidate da Mustafa Kemal Atatürk, erano entrate in città al termine della Guerra greco-turca. Il conflitto era scaturito nel 1919, quando l’esercito greco aveva invaso l’Anatolia con l’obiettivo di annettere parte dell’Impero ottomano in via di dissoluzione allo Stato greco. Migliaia di cittadini greci di Smirne, che abitavano il luogo da secoli, ma anche ebrei e armeni tentarono la fuga dalle rappresaglie dell’esercito. «Circa un milione e mezzo di profughi dell’Asia minore trovò riparo in Grecia, Paese abitato allora da cinque milioni di abitanti, e lasciò un’impronta indelebile sulla cultura, la politica e la musica dello Stato greco» racconta all’ANSA Giorgos Archontakis, presidente dell’Unione degli Smirnei, associazione che dal 1936 preserva la cultura dei profughi greci di Smirne. «Il nostro obiettivo è tramandare la storia di una comunità che ha rischiato di sparire con le fiamme. Vogliamo che questa vicenda non venga dimenticata, per evitare che accada di nuovo. Soprattutto ora, in un momento in cui i rapporti tra Grecia e Turchia, storicamente difficili, hanno raggiunto un nuovo picco di tensione» spiega Archontakis. Nelle settimane scorse le autorità turche hanno più volte minacciato la Grecia con allusioni alla cosiddetta «grande catastrofe», evento storico festeggiato invece da Ankara come la nascita dello Stato moderno turco. «Abbiamo solo una parola da dire alla Grecia: non dimenticate Smirne» ha avvertito il 4 settembre scorso il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. (ANSA).