(ANSA) – ROMA, 24 AGO – "Un cantiere, finalmente in movimento". Parole di monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, che sembrano definire le coordinate per il futuro di Amatrice e che arrivano nel giorno in cui ricorrono i sei anni dal sisma che, di fatto, la rase al suolo. Una giornata dedicata al ricordo ma anche una occasione per fare il punto sulla ricostruzione, sulla rinascita di un territorio duramente colpito. Il terremoto causò nel centro Italia 299 vittime: 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata (quasi tutte nella frazione di Pescara) e 11 a Accumoli. Nel corso della sua omelia Pompili ha affermato che ad Amatrice "a prima vista, tutto sembra fermo all’istantanea della torre che si erge isolata in mezzo al deserto" ma se "si guarda con più attenzione", si scopre che "ci sono gru sparse qua e là. Per vedere, dunque, bisogna venire: ora è il tempo della ricostruzione, ma per arrivare a quella della rigenerazione vera e propria, occorre venire, sia pubblico che privato, sia Stato che società civile". Anche se lentamente, con grande fatica, i principali cantieri – l’orfanotrofio Don Minozzi, il tunnel dei sotto servizi nel centro storico e l’ospedale – stanno facendo progressi. (ANSA).