(ANSA) – ANCONA, 18 LUG – Ha chiesto un abbreviato condizionato all’audizione di due testimoni Riccardo Marchi, 23 anni, considerato dall’accusa l’ottavo componente della banda dello spray che la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 causò la morte di cinque minorenni e una mamma di 39 anni alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona). Nel locale venne spruzzata una sostanza urticante per rubare collanine d’oro e ci fu una fuga di massa. Le sei vittime rimasero schiacciate nella calca ad una delle uscite del locale. Marchi oggi non era in aula per l’udienza preliminare al Tribunale di Ancona, dopo la richiesta di rinvio a giudizio fatta a gennaio scorso dalla Procura che lo ritiene responsabile, al pari di altri sei giovani della Bassa Modenese (il settimo morì prima del processo) della strage nella discoteca, già condannati anche in secondo grado a pene che vanno da 10 a 12 anni. A fare la richiesta di abbreviato alla gup Francesca De Palma il difensore del 23enne, Cristiano Prestinenzi del foro di Bologna. I due testimoni che la difesa chiede di sentire sono due giovani di 26 anni, che quella sera avrebbero accompagnato la banda dello spray a Corinaldo come autisti: uno è uno studente universitario che si offriva come guidatore occasionale tramite inserzioni su internet. Secondo Prestinenzi, sono stati sentiti nel corso delle indagini, ma si tratta di due figure "ampiamente sottovalutate" e che "possono fornire elementi utili non solo per la posizione di Marchi ma anche per i fatti di Corinaldo in generale". La gup si è riservata e ha rinviato per sciogliere la riserva all’udienza fissata per il prossimo 17 novembre. L’avvocato ha ribadito l’estraneità di Marchi: "non c’era a Corinaldo quella sera la sua presenza lì non emerge nemmeno dai tabulati telefonici". Sempre secondo il legale, Marchi non avrebbe conosciuto i membri della banda dello spray, eccetto uno. Marchi, rimasto indagato sempre a piede libero, avrebbe avuto un ruolo più defilato rispetto agli altri della banda tanto che il suo percorso giudiziario ha seguito un’altra strada rispetto a quella dei complici che finirono in carcere: per lui il gip non firmò la misura. (ANSA).