Alessandro Rapinese da oggi è ufficialmente sindaco. Da un punto di vista giornalistico, è la storia perfetta da raccontare, così bella che nemmeno a inventarla si sarebbe potuto fare di meglio. Il ragazzino del Setificio che parte da una lista per le elezioni a scuola e, con la stessa idea di fondo – sganciarsi dalla solita politica – trent’anni dopo diventa sindaco di Como, la sua città, sbaragliando le corazzate dei partiti (tra parentesi: colpevoli, non vittime). Caspita: che bella storia. Il copione di un film, che potrebbe chiudersi sull’ingresso in municipio, di notte, con gli occhi lucidi di Alessandro, diventato il sindaco Rapinese.
Ecco, qui finisce il film, la bella storia, e inizia la realtà. Il sindaco Rapinese, non più solo Alessandro, questo lo sa bene. Da subito modera i toni. Tende mani. Avverte il peso di un incarico che per lui, dopo decenni di opposizione feroce, sarà ancora più impegnativo che per altri.
Registriamo – e questo è fatto, non un’opinione – un’energia nuova in città. La scossa civica ha rianimato una Como sopita. Benissimo.
Ora c’è la passeggera fase di ubriacatura, con tre distinte categorie di persone. Chi fin da subito aveva creduto in quel ragazzo del Setificio. Chi ha votato altro ma ora è comunque contento del risultato e curioso di mettere Rapinese alla prova. E infine chi si cimenta nell’italianissima disciplina del “salto sul carro del vincitore”. In quello sport conosco davvero dei campioni olimpionici. Si credono furbi, si rivelano goffi.
Arriviamo al dunque. Non voglio dispensare consigli non richiesti, solo dare la mia opinione. Nell’ultima campagna elettorale abbiamo seguito da vicino tutti i candidati sindaco, percependone pregi e difetti. Rapinese – pregio e difetto – è un accentratore. Un decisionista. La sua lista non si chiama Como Qualcosa, ma Rapinese Sindaco. Questo dice tanto di lui. E ha scelto una squadra di assessori – fino a prova contraria – onesti e preparati, ma in molti casi giovani, lontani (anche molto) dalla sua ventennale esperienza. Ebbene: il Rapinese candidato che ho conosciuto, in campagna elettorale, non delegava nemmeno una telefonata. Se il Rapinese sindaco facesse lo stesso, si esaurirebbe in due mesi. Non potrà essere ovunque. Scelga attentamente le pratiche da seguire, poi deleghi a persone capaci di cui fidarsi davvero.
La nostra redazione documenterà il suo operato con onestà intellettuale, senza ruffianerie ma senza sconti. Soprattutto in quegli ambiti in cui Alessandro Rapinese ha lanciato parole che sembrano scolpite nella pietra. Detto questo, buon lavoro.