(ANSA) – PARIGI, 24 GIU – E’ giusto condannare Salah Abdeslam, unico superstite dei commando jihadisti che seminarono la morte a Parigi il 13 novembre 2015, a una "pena di morte sociale"?: lo ha chiesto il suo avvocato, Martin Vettes, in avvio della sua arringa, durante la quale si è fra l’altro chiesto se l’imputato potrà "tornare nella società" un giorno. Il procuratore ha chiesto contro Salah la pena più pesante prevosta dal codice penale, l’ergastolo incomprimibile, cioè senza possibilità di sconti o condoni. Una sanzione inflitta in Francia soltanto altre 4 volte e giustificata dall’accusa con "l’immensa gravità dei fatti". Per l’accusa, "questo processo non deve essere la continuazione della guerra contro il terrorismo con altri mezzi". Scendendo poi nei dettagli delle accuse, il legale ha citato la teoria dei "compartimenti stagni", secondo la quale nelle cellule jihadiste i vari complici vengono lasciati all’oscuro così da non poter poi – una volta catturati – denunciare nomi e organizzazione del gruppo di cui fanno parte. Secondo Vettes, "se Salah avesse saputo fin dall’inizio", "non si sarebbe ritrovato il 13 novembre con un giubbetto esplosivo". (ANSA).